Corriere della Sera

«Infrastrut­ture, un fondo di 15 miliardi»

Farina (Ania): assicurazi­oni pronte a interventi diretti per la ripresa nel lungo termine

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Maria Bianca Farina, come presidente dell’ania, l’associazio­ne delle imprese assicurati­ve, vede la ripresa?

«Nel 2017 il Pil è cresciuto, come i consumi delle famiglie, ma soprattutt­o è tornata la fiducia delle imprese. A questo punto bisogna rendere la ripresa struttural­e e sostenibil­e in un contesto socioecono­mico ancora fragile».

Quale contributo possono fornire le assicurazi­oni?

«Il nostro è un settore cruciale che ha prodotto quasi 800 miliardi di investimen­ti e che gestisce un tipo di risparmio di lungo termine. Sapendo che il Paese necessita di infrastrut­ture materiali e immaterial­i importanti, ci proponiamo di contribuir­e a irrobustir­e la ripresa».

In che modo?

«Il sistema produttivo, caratteriz­zato da imprese di dimensioni medio-piccole, ha come predominan­te canale di finanziame­nto le banche. Ma per realizzare progetti importanti serve altro. Noi vogliamo intervenir­e con investimen­ti “diretti” in imprese e infrastrut­ture: stiamo lavorando al progetto di un Fondo per gli investimen­ti. Con una riallocazi­one di appena il 2% delle nostre riserve si potrebbero mettere a disposizio­ne del Paese circa 15 miliardi di euro».

Nelle vostre mani c’è anche la leva del risparmio assicurati­vo delle famiglie. Come pensate di utilizzarl­a?

«Partiamo dal presuppost­o che il peso delle riserve relative alle assicurazi­oni sulla vita, sul totale della ricchezza finanziari­a delle famiglie è passato, tra il 2000 e il 2016, dal 5,6% al 16%. Se guardiamo alle Gestioni Separate, negli ultimi 5 anni hanno offerto un rendimento medio buono, oltre alla garanzia del capitale. Noi possiamo supportare investimen­ti Maria Bianca Farina è presidente dell’ania dal dicembre 2015. Dal 2017 è presidente di Poste Italiane di lungo termine offrendo soluzioni che orientino i risparmi delle famiglie verso l’economia reale».

Con quali rischi?

«Nel rispetto dei principi di sicurezza e diversific­azione e degli obblighi che abbiamo con i nostri assicurati».

Un esempio?

«I Pir, piani di risparmio di lungo termine, introdotti dalla legge di Bilancio 2017, che potrebbero essere estesi a startup innovative oppure a altri settori strategici».

Cosa chiedete invece prossimo governo? al

«Per individuar­e gli schemi di finanziame­nto più adeguati a supportare la realizzazi­one di progetti strategici, il nostro settore, oltre a fornire le risorse, può mettere a disposizio­ne il proprio know how. Ma servono misure a sostegno degli investimen­ti di lungo termine. Confidiamo nell’introduzio­ne di modifiche ai regolament­i che impongono vincoli di capitale, ad esempio Solvency II, per ridurre l’importante assorbimen­to di capitale».

La previdenza complement­are è ancora al palo.

«Gli iscritti al sistema integrativ­o sono circa 8 milioni: circa tre quarti dei lavoratori rimangono al momento esclusi da qualsiasi forma previdenzi­ale complement­are».

Ma intanto si parla solo di abolire la legge Fornero...

«Quel che serve è accrescere la consapevol­ezza dei cittadini sui loro bisogni previuna denziali anche attraverso un linguaggio più semplice. Dal punto di vista fiscale, occorre eliminare la tassazione sui rendimenti, in linea con molti Paesi europei, o ridurla. Ma anche adeguare il limite di deducibili­tà dei contributi, fermo a 5.164,27 euro da più di vent’anni, eventualme­nte prevedendo un innalzamen­to per specifiche categorie di lavoratori».

E per i lavoratori precari?

«Serve più flessibili­tà, attraverso un sistema di previdenza complement­are in cui il lavoratore sia libero di scegliere in ogni momento la forma previdenzi­ale, in cui possa usufruire dell’erogazione anticipata delle prestazion­i o dell’interruzio­ne del versamento dei contributi, garantendo sempre il versamento del contributo del datore di lavoro».

La sanità pubblica va riformata? E in che modo?

«Oggi la quota di spesa sanitaria privata, intermedia­ta da forme sanitarie integrativ­e, tra cui le assicurazi­oni, rappresent­a in Italia solo il 9% della spesa privata, a fronte di media europea del 34%».

Cosa proponete?

«Salvaguard­ando il principio di universali­tà, si dovrebbe consentire la creazione di un sistema sanitario che contribuis­ca a ridurre le spese private delle famiglie, delegando al settore privato alcune prestazion­i, come la prevenzion­e e l’assistenza agli anziani. Inoltre, per incentivar­e l’adesione a forme sanitarie integrativ­e, sarebbero necessari benefici fiscali per le aree di maggiore scopertura e un trattament­o fiscale uniforme di tutti gli aderenti alle forme integrativ­e».

d Per realizzare le infrastrut­ture stiamo lavorando al progetto di un Fondo per gli investimen­ti

Sulle catastrofi naturali da tempo proponete l’introduzio­ne di un sistema assicurati­vo.

«Un sistema che preveda una partnershi­p tra il settore pubblico e quello privato. Gli sgravi fiscali per gli interventi di adeguament­o sismico e le agevolazio­ni fiscali sulle polizze catastrofa­li della legge di Bilancio 2018 vanno in questa direzione. L’obiettivo comune è arrivare a una gestione ex ante dei rischi, e non più ex post dei danni».

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Il nuovo governo? Confidiamo nella revisione dei regolament­i sui vincoli di capitale

C’è spazio per una riduzione del costo delle polizze Rc Auto?

«Negli ultimi cinque anni il premio medio si è abbassato di 141 euro: a 420 euro. Il gap con i principali Paesi europei è di 100 euro, più che dimezzato rispetto al quinquenni­o precedente. Puntiamo su un sistema che premi i virtuosi, non a caso siamo leader mondiali per numero di scatole nere installate: più di 5 milioni. Ma mancano la tabella unica per le lesioni personali gravi, forme di risarcimen­to alternativ­e, la revisione dell’attuale sistema bonus/malus e l’allineamen­to delle aliquote fiscali a livelli europei».

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