Corriere della Sera

Farmaceuti­ca e agribusine­ss, Bayer attende l’ok per Monsanto

- DALLA NOSTRA INVIATA Giuliana Ferraino @16febbraio © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

LEVERKUSEN Si allungano i tempi per l’acquisizio­ne dell’americana Monsanto da parte di Bayer, che ora spera di concludere l’operazione «entro il secondo trimestre del 2018», sostiene il ceo del gruppo tedesco, Werner Baumann, 55 anni, in occasione della presentazi­one del bilancio di un anno definito «insoddisfa­cente», chiuso con 35 miliardi di ricavi, in aumento dell’1,5% (ma il settore dei farmaci da banco arranca, soprattutt­o per la forte concorrenz­a negli Stati Uniti, e l’agribusine­ss non cresce abbastanza); 9,3 miliardi di Ebitda (-0,3%) e 7,3 miliardi (+61,9%) di utile netto. Anche a causa dei cambi, che hanno avuto un impatto per 470 milioni sui conti. Ogni volta che l’euro si apprezza dell’1%, Bayer perde 70 milioni di Ebitda.

Il via libera condiziona­to dall’antitrust Ue dovrebbe arrivare entro il 5 aprile (secondo fonti europee anche prima). Mentre «in America siamo più indietro, ma le discussion­i con il Dipartimen­to di Giustizia sono costruttiv­e e ci aspettiamo progressi nelle prossime settimane», ha spiegato Baumann. Bayer si è già impegnata a vendere pesticidi e sementi per 5,9 miliardi alla connaziona­le Basf. Per venire incontro alle richieste dell’antitrust ieri il gruppo ha annunciato che cederà l’intera attività di semi vegetali, e si è detta disponibil­e a vendere o dare in licenza altri asset di Bayer e Monsanto.

La consolazio­ne è che il ritardo nell’approvazio­ne da parte dei regolatori riduce il prezzo dell’acquisizio­ne a 62,5 miliardi di dollari, di cui 57 miliardi di valore azionario, dai 66 miliardi calcolati nell’estate 2016, quando fu annunciata l’operazione, perché «nel frattempo Monsanto ha ridotto l’indebitame­nto», pari allora a una decina di miliardi.

Il matrimonio, dopo le fusioni tra Dow e Dupont e Chemchina con Syngenta, farà di Bayer un player mondiale non solo nella farmaceuti­ca (16,8 miliardi sui 35 miliardi di ricavi totali nel 2017), ma anche nell’agribusine­ss, con un quarto della produzione mondiale di semi e degli erbicidi. «I raccolti sono minacciati da condizioni metereolog­iche estreme e cambiament­o climatico, mentre la quota di terreno pro capite si riduce. Allo stesso tempo la popolazion­e mondiale aumenta di 80 milioni ogni anno. In questo scenario non possiamo continuare come in passato, se vogliamo continuare a nutrire il pianeta. Ecco perché abbiamo bisogno di innovazion­e», afferma Baumann.

Certo, poi va valutato il costo in termini di reputazion­e, vista l’avversione europea agli Ogm, di cui Monsanto è leader mondiale. «Eliminare il nome e il marchio Usa una volta completato il deal? Per il momento continuere­mo a operare come due società separate. Sarebbe una mancanza di rispetto verso gli americani. Monsanto è un gruppo molto forte, anche se è vero che ha un nome pesante», ammette il top manager. E «Francia e Germania sono i Paesi dove c’è più resistenza».

E spiega Baumann: «Tutte le evidenze scientific­he dimostrano che gli Ogm sono scuri. Io sono stato esposto significat­ivamente agli Ogm, non ho dubbi. Dobbiamo separare i fatti dalla fantascien­za».

La previsione Speriamo di chiudere l’operazione entro il secondo trimestre del 2018

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Werner Baumann
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