L’ironia e lo sberleffo tengono caldo il cuore malinconico del Nord
L’assurda Odissea dell’armata Brancaleone di aspiranti suicidi Così Arto Paasilinna celebra la forza della vita cavalcandone la follia
Nel buio dell’animo, frutto di una coscienza in frantumi e di un’indole per natura propensa a compiere il gesto conclusivo dell’esistenza, si accende di colpo la vena sarcastica di Arto Paasilinna, l’autore del romanzo Piccoli suicidi tra amici (del 1990), in edicola da oggi con il «Corriere» come secondo titolo della collana dei «Boreali». Una silente risata seppellirà disperazione, tristezza, rabbia, apatia e la tipica introversione dei finlandesi, che spesso si trasforma in depressione. È l’abile strategia del sarcasmo messa in atto dallo scrittore, che riduce ogni accadimento, in apparenza di straordinaria forza distruttiva, a minimo dettaglio, di cui riuscire lievemente a sorridere.
La sua filosofia sta nel proverbio inserito in epigrafe al libro: «In questa vita la cosa più seria è la morte; ma neanche quella più di tanto». Dopo «la notte delle streghe», quando anche Erodiade e sua figlia Salomè sarebbero condannate a vagare per il mondo su una scopa per espiare il delitto commesso, la trama prende avvio nel giorno di San Giovanni Battista, il 24 giugno, la festa della luce, il solstizio d’estate solennizzato con fuochi, falò e altri riti collegati agli arcaici culti solari. Virgilio nelle Bucoliche rievoca in tale giornata gli Ambarvalia, sacrifici resi a Cerere, la dea delle messi, durante l’antica festa romana per purificare il raccolto e allontanare i cattivi influssi. Per i finnici coincide invece con l’opportunità di ingaggiare l’estrema battaglia nel cercare di vincere la malinconia, sentimento che li tormenta costantemente fino a logorarli. Alla fine della baldoria il direttore Onni Rellonen, un cinquantenne uomo d’affari con il matrimonio a pezzi, sta seduto in perfetta solitudine sui gradini dinanzi al suo villino. Prende una pistola e medita sul momento più opportuno di togliersi la vita. Sceglie un vecchio fienile, dove premere il grilletto. Casualmente, nello stesso preciso istante in cui decide di porre termine ai propri giorni, il direttore trova il fienile, ormai in disuso, occupato da un colonnello dell’esercito, Hermanni Kemppainen, rimasto senza lavoro e con la moglie appena morta di cancro, intento nell’impiccarsi ad una trave. Ci pensa Onni a spaventarlo con la sua presenza ma pure a salvarlo dallo strangolamento.
Così finiscono per diventare amici per la pelle, trovando conforto l’un l’altro. Visto che c’è una pistola a disposizione, novello Guglielmo Tell, il colonnello si diverte a tirare al bersaglio: Kemppainen si mette alla prova mirando a una sveglia posizionata sulla testa di Rellonen. L’odiato e ossessionante strumento, che segna inesorabilmente il tempo di un mondo contemporaneo esasperante, viene alla fine distrutto. Basta un colpo ben centrato per far esplodere quel maledetto orologio a suoneria. In tal modo si annulla ogni rapporto con il raziocinio e si entra nella scansione metafisica del surreale. Allora i due compagni d’avventura, scampati ai propri maldestri tentativi, mettono un’inserzione sul giornale in cerca di altri disperati, che hanno la necessità di un efficace aiuto per portare finalmente a termine il loro quotidiano desiderio di sparire.
Qui potrebbe accadere qualunque evento, mentre il lettore viene calato con maestria da Paasilinna in situazioni che richiamano la sottile deliziosa comicità di Neil Simon, i raffinati e cerebrali film di Woody Allen e a tratti l’incalzare mozzafiato dei gialli di Agatha Christie. L’annuncio ottiene un gran successo: da ogni regione della Finlandia piovono un nugolo di lettere inviate da aspiranti suicidi. Occorre di conseguenza allargare l’organizzazione e per questo viene accolta l’affascinante e macabra vicepreside Helena Puusaari, appassionata necrofila, esperta in lavori di segreteria. Il trio indice un convegno sull’argomento in un ristorante di Helsinki. Nasce l’idea di compiere un tour in comitiva per raccogliere gli altri che hanno aderito. Fondamentale risulta l’apporto dell’autista Rauno Korpela. La sua corriera Saetta della Morte, dal nome che è tutto un programma, diventa la nuova arca di Noè per raccogliere gli aderenti, prima di spiccare assieme l’ultimo volo a Capo Nord e vivere un sereno suicidio collettivo. Farlo in compagnia appare un atto gradevole ed elegante per gli appartenenti alla Libera Associazione Morituri Anonimi.
Il viaggio si trasforma in un courtesy dell’artista atto simbolico e salvifico. A ogni fermata s’inseriscono incredibili personaggi e storie al limite dell’inverosimile. Ciò che fa rimanere i partecipanti incollati alla vita sono i minimi particolari d’insignificante aspetto, però più che concreti, come il passaporto, la legna da ardere per far fronte al freddo, il gabinetto chimico ogni tanto da svuotare, il cibo da cuocere in adeguate pentole. Un’odissea assurda ma plausibile per i finlandesi, che non può tuttavia terminare con l’autodistruzione preventivata con bramosia.
Si attende un messaggio di speranza e luce in grado di gabbare un’altra volta la morte, innestando nuova linfa e voglia ancora di esistere in questo gruppo, un’armata Brancaleone di ribelli anticonformisti, che potrebbe in ogni istante riprovarci.
On the road
La corriera Saetta della Morte diventa una nuova arca di Noè carica di varia umanità