Carrara, il medico che rifiutò il fascismo
Nel 1931 su più di 1230 docenti universitari solo 12 non firmarono l’imposto giuramento di fedeltà al fascismo. Oggi si discute sulla cifra, ma pur sempre, come titolò la stampa, un «Sublimato all’un per mille».
Mario Carrara, 65 anni, uno dei padri della medicina legale, docente che voleva insegnare agli allievi la libertà della scienza e del pensiero, il dubbio e il pericolo di un conformismo grottesco e letale, non firmò e ci rimise carriera, libertà e vita.
A lui Claudio Fava dedica Il giuramento, ben scritto ed efficace monito, portato in scena con una regia attenta, dai tocchi grotziani, da Ninni Bruschetta con una buona compagnia. David Coco, Carrara, è bravo nel disegnare un uomo semplice, dedito alla scienza, che odia la non libertà di pensiero, le liturgie tronfie e la retorica tonitruante del fascismo. Antifascisti nello spirito, i non firmatari guardarono oltre la loro personale vicenda, illuministi nel pensiero, dignitosi e rigorosi, allergici alle menzogne del fascismo, alla violenza come sola cifra espressiva, alla ridicolaggine dei riti.
Nella scena aula di anatomia-tribunale, studenti, capimanipolo, militari, docenti a disegnare, il tragico ballo di un Italia sull’orlo dell’abisso.