Una scrittrice famosa in crisi Polanski tra sogno e incubo
Quello che non so di lei, brutto titolo italiano del 21° film dell’84enne Polanski D’après une histoire vraie, non si sa se sia una storia vera, è la materia del libro di Delphine de Vigan, adattata da Olivier Assayas: impossibile non pensare a Sils Maria. Anche qui due donne impegnate nell’esercizio, di moda nei social (il rimando bisogna cercarselo) della manipolazione, fulminante nel Servo di Losey. Una scrittrice famosa in crisi, trova conforto in una scrittrice ghost writer che un po’ alla volta (è l’insinuante, bellissima Eva contro Eva Green) le si fa amica, la circuisce, seduce, travolge con cannibalesca prepotenza. Si sostituisce a lei? Forse è illusione ottica, un fantasma, un neurone specchio in cinemascope. Non disdegnando le mansioni del thriller né il tema del doppio, Polanski ha una sicurezza narrativa sensuale in senso profondo, una mano invisibile che sfoglia la vita. Sapienza non automatica ma frutto di sofferenza e conoscenza di persone, nello splendore della loro ambivalenza.
Peccato che quando si apre la caccia, con la Seigner che arranca sotto il best seller, il tragitto sia chiaro, il tema della creazione venga messo da parte, né ci siano colpi di mano filosofici come in Venere in pelliccia. Il che non toglie il piacere di un esercizio di quel cinema — per dirla con Truffaut che fece con Polanski il ‘68 a Cannes — che fila dritto come un treno nella notte. A mezzo servizio, a scelta, tra sogno e incubo.