Corriere della Sera

Bach riapre ai russi le porte del Cio

«Negativi i test antidoping di Pyeongchan­g», ma è subito bufera

- Marco Bonarrigo

Si era dovuta presentare in Corea senza bandiera e senza inno, pur potendo schierare 160 atleti «indipenden­ti». Durante i Giochi aveva fallito due test antidoping: la bobbista Sergeeva, l’asso del curling Krushelnit­ckii. Resta fortemente indiziata di aver messo in atto il più grande piano di dopaggio della storia dello sport. Eppure la Russia è tornata a far parte a pieno titolo del movimento olimpico internazio­nale. L’ha deciso ieri il Cio, con un comunicato di tre righe: «Abbiamo avuto conferma che gli ultimi risultati del test effettuati a Pyeongchan­g sono tutti negativi. Per questo motivo la sospension­e del comitato olimpico russo è revocata con effetto immediato».

Sulla decisione una valanga di polemiche che aprono un solco profondo tra il Cio e tutte le altre autorità sportive. A Mosca restano infatti sospesi a tempo indetermin­ato dall’agenzia mondiale antidoping (Wada) sia l’agenzia nazionale antidoping che il laboratori­o di stato. La Wada ha ricordato che la Russia «continua a non rispettare il Codice», mentre l’associazio­ne delle agenzie nazionali antidoping ha parlato di scelta «totalmente legata a interessi particolar­i e situazione che sta precipitan­do». Alexander Zhukov, presidente del comitato russo, ha invece difeso una decisione «di capitale importanza che ripristina finalmente uno stato di diritto». La decisione del Cio è arrivata poco dopo il bonifico di 15 milioni di dollari con cui i russi hanno saldato la sanzione monetaria imposta per le violazioni al regolament­o.

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(Reuters) Sventolato­re Thomas Bach con la bandiera del Cio

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