Le vene di quell’america che vive ancora il mito della frontiera
Che paese, l’america. «Nudi e crudi», «Ai confini della civiltà», «Mountain Monsters», «I maghi del garage», «Affari a quattro ruote», «Supertruckers: trasporti eccezionali», «Fast N’ Loud», «Meccanici allo sbando», «Fuori dal mondo», «Jail: dietro le sbarre», «Affare fatto»... Ecco alcuni titoli per capire l’america, per entrare, come direbbe William Carlos Williams; nelle vene dell’america. Ma anche «Dual Survival», «Yukon Men: gli ultimi cacciatori» (ne vado pazzo), «Una famiglia fuori dal mondo», «Deadliest Catch: l’incubo del Pacifico»…non essendo raffinati e bravi come John Oliver, che nel suo «Last Week Tonight» pensa brillantemente di conoscere l’italia attraverso alcuni stereotipi consolidati, il nostro viaggio nel cuore degli Stati Uniti, un Mondo che da tempo ha rifiutato l’aggettivo Nuovo, si compie seguendo i programmi di Dmax (canale 52 del DTT) e di Discovery Channel (canali 401 e 402 di Sky). L’america che conosciamo è quella delle grandi metropoli (New York, Chicago, Los Angeles), è l’america che ci entra sottopelle grazie ai nerd della Silicon Walley (Google, Amazon, Facebook, Microsoft e Apple), ma c’è un’america che giorno dopo giorno vive ancora il mito della frontiera, maneggia armi da fuoco come fossero giocattoli, affronta condizioni estreme per darsi una ragione di vita. Con il senno di poi è facile dire che questa è l’america che ha votato Donald Trump. Molti programmi di Dmax e di Discovery Channel sono interessanti perché costruiscono una precisa immagine del pubblico dei canali, che si potrebbe definire quella di un «maschio primordiale». Un saggio bilanciamento di adrenalina e avventura, sport, eccessi, ironia risponde ai bisogni primari di un preciso pubblico maschile (ma che in diversi casi sa strizzare l’occhio anche alle donne). Che, come un tempo, ha bisogno di trasformare ogni fatto in una storia eccezionale.