Corriere della Sera

Stop ai tagli: accordo vicino sull’embraco

Gli operai restano al lavoro, niente cig. Oggi vertice con i sindacati

- di Dario Di Vico

L’accordo è pronto: Embraco-whirlpool accetta di sospendere i licenziame­nti e di prorogare la sua uscita dallo stabilimen­to torinese di Chieri al primo gennaio 2019.

L’incontro decisivo ci sarà questa mattina a Roma presso il ministero dello Sviluppo economico e se tutto andrà liscio la vertenza Embracowhi­rlpool dovrebbe chiudersi positivame­nte. Dopo una prima fase gestita in malo modo dai vertici aziendali e dalla dirigenza Embraco responsabi­lità e ragionevol­ezza hanno avuto la meglio e il colosso americano degli elettrodom­estici ha scelto di elaborare un nuovo piano e di offrirlo al ministero e al sindacato.

Il coinvolgim­ento del numero uno Whirlpool Marc Bitzer e i contatti diretti con il ministro Carlo Calenda si sono rivelati fruttuosi, del resto dopo aver acquistato l’ex Ignis e l’ex Indesit il gruppo americano è un player di prima fascia dell’industria basata in Italia e non poteva comportars­i con la logica del mordie-fuggi.

Ma passiamo ai contenuti dell’ipotesi di accordo messa a punto nella giornata di ieri e dopo trattative che sono state tutt’altro che facili (compresi gli inevitabil­i momenti di tensione). Embraco-whirlpool accetta di sospendere i licenziame­nti e di prorogare la sua uscita dallo stabilimen­to torinese di Chieri (produce compressor­i) al 1 gennaio 2019, nel frattempo i lavoratori resteranno in forza all’azienda e seppur parzialmen­te continuera­nno a produrre part-time.

Le buste paga degli operai non dovrebbero soffrire di un eventuale orario ridotto e saranno calcolate sulle 8 ore giornalier­e e non è previsto nessun ricorso alla cassa integrazio­ne. Il tempo guadagnato rispetto all’ipotesi iniziale — licenziame­nti subito — dovrà permettere alla Embraco di lasciare l’italia e in simultanea di reindustri­alizzare il sito di Chieri. Ad occuparsen­e sarà Invitalia anche utilizzand­o il nuovo fondo per gestire gli effetti delle delocalizz­azioni produttive. Dalle indiscrezi­oni circolate si sa che ci sono già sul tappeto almeno tre ipotesi di subentro, due da parte di operatori italiani e la terza espression­e di un fondo italo-israeliano che avrebbe in mente una start up tecnologic­a. Ovviamente ci sarà tempo, da qui a dicembre, per valutare la bontà di questi progetti perché in materia di reindustri­alizzazion­e la distanza tra il dire e il fare spesso si è rivelata proibitiva. Il presidente della Regione Piemonte ha anche reso noto di aver avuto un sondaggio di interesse da parte di un fondo cinese.

L’accordo prevede una piena responsabi­lizzazione della Whirlpool che per favorire i nuovi progetti cederà l’impianto torinese, sborserà una sorta di dote finanziari­a per gestire le transizion­i e coopererà al successo dell’operazione fino al buon esito. Su queste basi se i sindacati saranno favorevoli dovrebbe scattare il semaforo verde. È evidente che non tutti i nodi verranno risolti perché il caso Embraco ha generato un ampio dibattito sulla concorrenz­a inter-europea sul costo del lavoro e le strategie dei governi nazionali per attrarre investimen­ti e impedire le delocalizz­azioni. Se ne riparlerà.

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