Il prof scelto per l’economia: fuori dall’euro? Non se ne parla
«L’uscita dall’euro non è in discussione». Andrea Roventini, indicato da Di Maio a Economia e Finanze, è nuovo nel dibattito dei 5 Stelle. E quindi può permettersi di seppellire con una frase netta, quasi lapidaria, un dibattito durato mesi, se non anni, con minacce di referendum e continui cambi di linea. A lungo i 5 Stelle hanno accarezzato l’idea di abbandonare la moneta europea, magari introducendo una doppia moneta. Ma la nuova epoca di pragmatismo e il nuovo Movimento più di governo che di lotta prevede un cambio di rotta netto e Roventini si incarica di spiegarlo. Per poi aggiungere che «occorre rivedere il Fiscal compact». Per il docente all’università Sant’anna di Pisa, il nemico numero uno è l’austerità: «Non funziona, è disastrosa, autodistruttiva. Basta guardare alla Grecia e alla Finlandia». Roventini ne ha anche per la flat tax, cavallo di battaglia berlusconiano: «È una fake tax, un’idea bizzarra, che produrrebbe solo debito pubblico e benefici all’uno per cento della popolazione». L’idea di Roventini è quella invece di incentivare gli investimenti pubblici, «ma non a pioggia, non vogliamo cattedrali nel deserto». Al Sole 24 Ore, del resto, l’allievo di Giovanni Dosi al prestigioso istituto pisano ha già spiegato che il vincolo europeo del deficit al 3 per cento del Pil è «un feticcio», che va rispettato «ma con flessibilità». Roventini riecheggia idee di Stiglitz e Krugman. E mette un accento forte sull’equità. Anche perché, come ha scritto in un paper, «economie con più diseguaglianze sono vulnerabili a fluttuazioni cicliche più gravi».