La bancarotta di Fabiani Da Italtrading ai super yacht
Era rimasto uno dei primi dieci grossisti di gas in Italia anche dopo aver ceduto a Gaz de France l’impero ereditato dal padre (insieme a tre fratelli) con mezzo milione di clienti e 300 milioni di giro d’affari. Ma alle cronache mondane era balzato quando, da super appassionato di yacht di lusso d’epoca, aveva perfettamente restaurato e riattrezzato il «Paolucci», cioè l’ex nave militare di rappresentanza della Presidenza della Repubblica, 30 metri in mogano con tre motori da 1.650 cavalli l’uno. Ieri, però, appena atterrato a Milano dalla Danimarca, il 47enne Giordano Fabiani ha trovato la Guardia di Finanza a eseguire il fermo d’urgenza disposto dal pm Donata Costa (e dunque ora in attesa di convalida del gip) per le ipotesi di reato di bancarotta e evasione fiscale in relazione al crac di Italtrading spa (che lo ha avuto presidente dal 2009 al 2015 e che è fallita su richiesta del pm nell’ottobre 2017 sotto un passivo di 200 milioni di euro) e della controllante Geifin spa (pure fallita un mese fa su istanza della Procura e pure da lui presieduta nel 2010-2017). A Fabiani, difeso dall’avvocato Mauro Carelli, è contestata una girandola di operazioni con le quali, causando il dissesto di Italtrading, avrebbe distratto gli unici asset con prospettive di continuità aziendale, assicurandoseli attraverso le società Assuntore srl e Case s.a.s.. Le domande di concordato, peraltro non sostenibili come numeri, sarebbero servite solo a portare a compimento i reati, scollegando dalla fallita la società Libera Energia spa, le cui quote la Procura ha perciò ugualmente sottoposto a sequestro preventivo.