Venture capital, più investimenti e meno «deal» sull’italia
Meno acquisizioni per i private equity nel 2017 in Italia, ma più investimenti, perché, una volta comprate, le aziende vanno sostenute. Un dato positivo perché dimostra che gli investitori finanziari puntano «a far fare alla società il salto affermandosi nel proprio mercato di riferimento». A spiegarlo è Anna Gervasoni, presidente del comitato scientifico del Venture Capital Monitor della Luic, che ha presentato ieri il suo decimo rapporto sulle operazioni di venture capital in Italia nel 2017, curato anche dall’aifi (associazione dei private equity) e Eos Investment management.
I numeri spiegano la tendenza: nel 2017 ci sono stati 57 investimenti nuovi, -38% rispetto al 2016 quando erano stati 92. È invece stabile la cifra totale degli investimenti, pari a 207,8 milioni di euro, per complessivi 78 operazioni. Dentro si va dalle grandi operazioni al «seed capital» con investimento medio di 500 mila euro per rilevare quote di minoranza di una società neonata. Sono stati meno gli operatori con almeno un’operazione, 69 contro 82 nel 2016, perché alcuni hanno dovuto dedicarsi al fundraising. Per Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi, il quadro migliorerà nel 2018 «visto che sono già stati avviati importanti progetti, come la piattaforma Itatech di Cdp e Fei per supportare i processi di trasferimento tecnologico».