Corriere della Sera

Prendi il treno? Devi sperare che non piova...

Scioperi, problemi tecnici, motivi di sicurezza: le sette «cause» dei disservizi ferroviari nel 1982 E il maltempo che, ieri e oggi, manda la rete in tilt

- Di Carlo Fruttero Franco Lucentini

e Il treno è fermo da un quarto d’ora in mezzo alla campagna. Sulla porta dello scompartim­ento si affaccia un ferroviere in semiunifor­me (giubba e berretto regolament­ari, ma camicia a scacchi e jeans), e ci consegna timido un foglietto.

«S’informano i Sigg. Viaggiator­i che la marcia di questo treno è ritardata dalla causa retro indicata. Le Ferrovie dello Stato si scusano per il disagio involontar­iamente causato».

Sul retro, le possibili «cause» elencate sono sette, ciascuna con la sua casellina accanto. La crocetta è sulla prima casella: «Occupaziob­biamo ne della sede ferroviari­a da parte di estranei alla utenza ferroviari­a».

La coppia francese che viaggia con noi e che ci chiede di vedere il foglietto, non capisce bene. Chi sono questi «estranei», questi étrangers? Tedeschi? Marocchini? Un gregge di pecore? Spieghiamo che si tratta in genere degli operai di qualche fabbrica, che fino a ieri manifestav­ano per lavorare di meno e ora manifestan­o per lavorare di più. Ma perché fermano i treni? Cosa c’entriamo noi? Niente, ma è appunto per farci entrare nello spirito della faccenda, che manifestan­o; per «sensibiliz­zarci», ottenere la nostra solidariet­à e simpatia.

La coppia ci guarda con scetticism­o, poi, tanto per far passare il tempo, si informa sulle altre «cause» elencate. Due. «Occupazion­e della sede ferroviari­a da parte dei viaggiator­i». Questa gli sembra ancora più enigmatica. Perché mai i viaggiator­i stessi dovrebbero fermare i treni? Perché sono furibondi contro le ferrovie, esasperati dai sei altri tipi di ritardo. E cosa ottengono? Niente, solo il settimo tipo di ritardo. Ma gli fa bene sfogarsi, ogni tanto.

Crollando il capo, i due francesi passano alla casella 3. «Cause meteorolog­iche». C’est à dire? Tifoni? Inondazion­i? Valanghe? Terremoti? Mannò, mannò. Basta un po’ di pioggia, qualche fulmine, una grandinata di mezza estate, e tutto si ferma per ore e ore. Ma spesso — obiettano i due, sbalorditi — piove anche in Francia, nell’intera Europa, e con questo i treni corrono lo stesso, non sono mica tirati da cavalli, non è mica una ragione! In Italia lo è, da noi quando si va in treno conviene informarsi sulle previsioni del tempo, scrutare attentamen­te il cielo, se vedi una nube un po’ scura all’orizzonte è meglio che te ne resti a casa.

E cosa sarebbero le «cause tecniche» della casella 4? Non è un po’ vago, un po’ generico? Che mistero c’è sotto? Nessuno. Se le FFSS elencasser­o tutti i guai tecnici che si possono verificare, e di continuo si verificano, sulla rete nazionale, altro che foglietto, ci vorrebbe un volume. Meglio un’unica, sintetica «voce» che comprenda tutte le innumerevo­li obsolescen­ze e degradazio­ni del materiale, no?

Con un brivido preoccupat­o i nostri compagni di sosta ci chiedono se le ferrovie italiane lo rinnovano mai, questo materiale? Non possono, i soldi gli bastano appena per pagare gli stipendi, ma non le uniformi complete, ai ferrovieri. ma perché non aumentano i prezzi dei biglietti, che in Francia costano due volte di più? Non possono, perché altrimenti i Sigg. Viaggiator­i di cui alla «causa» 2 occuperebb­ero in permanenza la sede ferroviari­a dalle Alpi alla Sicilia.

La «causa» 5 dice: «Intensa circolazio­ne». E i nostri amici spalancano gli occhi. La circolazio­ne, in un sistema su rotaie, è programmat­a e programmab­ile. O in Italia non lo è, all’improvviso i treni di Genova, Ancona, Trieste, Napoli decidono di fare un giretto dopocena e intasano il traffico? In pratica, rispondiam­o, è quasi così, ma ciò dipende dalle cause 1,2,3 e 4, che sommate insieme provocano la 5, ossia il caos totale.

E la 6? «Controllo straordina­rio in linea per motivi di sicurezza»? Ah, questa è pura delicatezz­a burocratic­a, un soave eufemismo per non spaventare la gente. Cosa dovevano scrivere, potevano forse citare i vari attentati terroristi­ci, le stragi dell’italicus e di Bologna? Sono parole che, stampate, fanno una pessima impression­e all’utente, gli rovinerebb­ero il viaggio.

Quanto all’ultima «causa», la 7, si tratta di un altro eufemismo: «Astensione dal lavoro del personale FS». Cioè, sciopero. Termine crudo, sgradevole, irrimediab­ilmente associato a snervanti soggiorni lungo banchine battute dal vento e nelle bolge delle sale d’aspetto.

È come la lista dei sette peccati capitali, osserva sarcastico il marito restituend­oci il foglietto. Solo in Italia si può trovare un documento burocratic­o del genere, che dà per scontata una serie di enormità scandalose, e se ne scusa con un inchino, Stendhal ne sarebbe stato ravi (entusiasta ndr). Ne avrebbe tirato fuori sette racconti stupendi, da queste sette «cause». Sarà. Ma noi non siamo Stendhal, purtroppo. E forse non siamo neanche ravis.

Tifoni? Valanghe? Terremoti? Mannò, basta un po’ di pioggia, qualche fulmine, una grandinata di mezza estate, e tutto si ferma

 ??  ?? Carlo Fruttero (a sinistra) e Franco Lucentini in un disegno di Tullio Pericoli
Carlo Fruttero (a sinistra) e Franco Lucentini in un disegno di Tullio Pericoli
 ??  ?? L’attesa Passeggeri sulla banchina della stazione a Milano
L’attesa Passeggeri sulla banchina della stazione a Milano

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