Tutti in pullman ai funerali di Jan L’arcivescovo: «Il silenzio è rotto»
Il pianto dei giornalisti scortati dall’editore. Poi in redazione: finiamo noi l’inchiesta
BRATISLAVA Eccole qua le «sporche prostitute» che rovinano l’immagine della Slovacchia con i loro articoli e le loro curiosità irriverenti. Sfilano davanti alla chiesetta di Stiavnik, nella campagna di Bratislava, intabarrati nei giacconi, i cappelli calati sugli occhi. Molti sono commossi, ma quasi tutti hanno lo sguardo fiero di chi si sente sulla prima linea di una battaglia nobile, per di più con il mondo che fa il tifo per lui. Quell’insulto sputato tempo fa contro l’intera categoria dei giornalisti slovacchi potrebbe ora costare la poltrona al primo ministro Robert Fico e nessuno tra i reporter fa nulla per dimenticarla. Se la sono appuntata al petto come una medaglia, come la spilla #allforjan, tutti per Jan Kuciak, il collega ucciso assieme alla fidanzata, che è diventata una bandiera di libertà. Chi la mostra è onesto, vuole la verità e la fine della corruzione, gli altri chissà. Insieme
Kuciak e la fidanzata Martina Kusnirova: avevano 27 anni Jan
Quasi tutti i mezzi d’informazione privati del Paese sono di proprietà straniera (cechi, tedeschi, americani) e hanno meno pressioni della tv pubblica quando si tratta di raccontare questa storiaccia che odora di tangenti e traffici sporchi.
Il funerale del giornalista ucciso è diventato ieri un evento politico, il secondo dopo le grandi marce anti governative di venerdì, fragoroso almeno quanto l’assenza dei politici dal cimitero di Stiavnik. Oltre alla famiglia, agli amici e ai colleghi a salutare Kuciak si è mosso persino l’arcivescovo, ma neanche un ministro.
«Se l’assassino pensava di farlo tacere ha ottenuto l’effetto opposto» ha detto il prelato dal pulpito. «Oggi non c’è un solo cittadino di questo Paese che non soffra per ciò che è successo. L’attacco alla libertà di stampa è l’attacco all’intera nazione. L’uomo ha una tensione naturale verso la Giustizia, la rabbia lascerà il posto al coraggio e il mio appello va a chiunque sia vicino al killer. Lo convinca a pentirsi». Il paragone con le prostitute della penna è molto molto lontano dai pensieri dell’arcivescovo.
Se la fidanzata Martina Kusnirova era stata sepolta con l’abito da sposa che avrebbe dovuto indossare in maggio per diventare la moglie di Jan, lui ha avuto nella bara la poesia che avrebbe voluto leggerle il giorno delle nozze. È stato uno strazio di lacrime per questi due ragazzi normali, cresciuti senza dittatura, che hanno creduto fino all’ultimo nella normalità del loro Paese, chiacchierando e offrendo il caffè nella cucina di casa al loro assassino.
La Ringier Axel Springer Slovakia, la società editrice tedesca per la quale lavorava il giovane Kuciak, ha ieri affittato dei pullman per permettere ai giornalisti del gruppo di essere al funerale del collega, nella cittadina dov’era nato. Sono venuti dai settimanali femminili, da quelli di auto e di sport, dal quotidiano di gossip e dal sito, più impegnato, nel quale scriveva il reporter ammazzato. Per molti dei colleghi del portale Aktuality.sk è stato naturale tornare in ufficio dopo la cerimonia.
Il palazzo della redazione è nella prima periferia di Bratislava. Accanto a tanti edifici del primo Novecento è una torre moderna, un po’ anonima. Marek Vagovic è il caporedattore. «Quello che Jan ha iniziato dobbiamo finirlo noi, a tutti i costi. Certo Jan non lavorava per diventare ricco, nessuno di noi può neanche sperarlo, ma si impegnava per migliorare e correggere quello che di sbagliato vedeva attorno a sé».
L’amministratore delegato del gruppo, Mark Dekan, ha speso parole forti al funerale. Di ritorno in redazione assicura: «Continueremo il suo lavoro, la verità deve emergere».