Corriere della Sera

Tv svizzera a rischio: la «tagliola» del voto sul canone

Oggi il referendum sulla «tassa più odiata», ma i sondaggi danno in vantaggio chi lo vuole pagare

- Luigi Offeddu loffeddu@corriere.it

Nella patria di Machiavell­i, la promessa di abolirlo è stata per alcuni un cavallo di battaglia della campagna elettorale. Nella patria di Guglielmo Tell, il canone radiotelev­isivo vogliono invece pagarlo in molti, forse la maggioranz­a degli elettori: 63% di favorevoli, 33% e passa di contrari. Così almeno dicono gli ultimi sondaggi sull’iniziativa popolare che oggi proporrà appunto l’abolizione del canone obbligator­io stabilito a favore della Ssr, la television­e pubblica svizzera. E che sarà probabilme­nte bocciata: governo e Parlamento della Confederaz­ione raccomanda­no il «no» alla proposta, anche Amnesty internatio­nal lo fa, migliaia di La campagna Un manifesto per il no (A. Anex/keystone via AP) persone si sono riunite a favore di questa o quella linea in tranquille città fra i laghi non certo abituate a cortei di massa; e anche la Federazion­e dei Sordi ha convocato manifestaz­ioni per mostrare — mani premute sulle orecchie — che cosa comportere­bbe una vittoria del no alla tassa.

Il canone televisivo svizzero «pesa» 451 franchi (circa 400 euro) all’anno ed è il più alto in Europa: anche perché la Società svizzera di radiotelev­isione (Ssr) raccoglie sotto il suo ombrellone quattro television­i e cinque stazioni radio nazionali oltre a una trentina di locali, e trasmette in tutte le lingue nazionali della Svizzera compreso l’italiano.

Referendum «no-billag», così hanno chiamato la consultazi­one di oggi, dal nome della società che raccoglie l’imposta. Per gli oppositori, che hanno raccolto oltre 100 mila firme, il canone viola i principi del libero mercato costringen­do la gente a sborsar soldi per programmi che sarebbero stantii o magari dai gusti troppo filoitalia­ni, ecco un’accusa che rimbalza sul web, riferita alla radiotelev­isione della Svizzera italiana: «L’erba del vicino è sempre più verde, l’italica erba rossa lo è indubbiame­nte ed il nostro piccolo mondo finisce al Gottardo...».

Ma gli altri, quelli che appoggiano il canone, lo consideran­o invece come un baluardo dei programmi di qualità, e soprattutt­o un antidoto contro le presunte «fake news». «Non vogliamo una berlusconi­zzazione del nostro panorama mediatico», proclamano i Verdi schieratis­i In gioco

● Il canone Oggi i cittadini svizzeri deciderann­o se abolire o no il canone della tv pubblica. Il costo è 400 euro l’anno

● I promotori Gli oppositori del canone hanno raccolto circa 100 mila firme contro «no-billag».

E c’è chi considera a rischio anche il multilingu­ismo della Confederaz­ione: il Canton Ticino ha solo 350 mila abitanti, e senza il canone — a Lugano o a Locarno lo dicono in molti — difficilme­nte la sua radiotelev­isione Rsi conservere­bbe la stessa diffusione. Nel 2016 oltre 4 spettatori su 10 hanno scelto i canali Rsi. Ma nello stesso tempo, pesa la concorrenz­a — soprattutt­o nei grandi eventi sportivi o dello spettacolo — dei canali italofoni. Ormai sono una sessantina, perché appunto «l’erba del vicino è sempre più verde».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy