Corriere della Sera

L’ immigrato 8 mesi in cella Risarcito grazie a Youtube

- di Luigi Ferrarella

Il pregiudizi­o verso gli immigrati, quando da inquinato senso comune arriva persino a farsi prova in giudizio nonostante e contro ogni evidenza, può fare male, molto male: 8 mesi agli arresti nel 2010 per un 15enne peruviano figlio di immigrati regolari, per fortuna poi «salvato» da un video su Youtube, assolto con formula piena, e adesso risarcito per l’ingiusta detenzione con 30.000 euro dai giudici milanesi Nova-caputosola. È l’8 maggio 2010 quando nella metro di Porto di Mare un giovane italiano al telefonino viene rapinato da una banda di giovani latinoamer­icani. Da lì le indagini ricostruis­cono 24 rapine addebitate a numerosi indagati. Tra essi, ma solo per la rapina dell’8 maggio, anche un 15enne peruviano «con la tipica gestualità delle gang latine», il quale, incastrato dal riconoscim­ento della vittima — «previa attenta analisi

Scagionato Accusato di rapina dalla vittima, il video trovato dai legali lo ha scagionato

meramente oculare, senza utilizzo di apparecchi­ature specifiche, dei fotogrammi della tv a circuito chiuso» della metropolit­ana — l’11 aprile 2011 è arrestato e collocato in comunità dal gip del Tribunale dei minorenni. Il processo inizia il 22 novembre 2011 ma al rallentato­re «per reiterati trasferime­nti dei giudici»: dal 13 dicembre 2011 si passa al 26 giugno 2012, poi al 26 marzo e 24 ottobre 2013, quindi al 26 giugno e 13 novembre 2014, e finalmente nel 2015 4 udienze. Nelle quali la vittima della rapina, nel ricordare di non aver mai saputo descrivere le fattezze di chi lo aveva aggredito, spiega che a un certo punto si soffermò «sulle foto n.5 e 7 perché loro (gli agenti, ndr) mi dissero «guarda questo in particolar­e, è quello lì»: non proprio un riconoscim­ento genuino, insomma. Ma soprattutt­o i giudici visionano il video che i legali Elena Patrucchi e Mauro Mocchi avevano trovato anche su Youtube e inutilment­e additato già nel 2011: dove si vede benissimo che l’ignaro 15enne è seduto all’estremo opposto della banchina rispetto al luogo dell’aggression­e, ascolta musica nelle cuffiette, nemmeno si accorge del parapiglia, e sale sul vagone quando arriva il treno.

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