La vita di Francesca postina in funivia «Qui se non passo si preoccupano»
Il lavoro in Valle d’aosta sopra i 1.800 metri
Del suo lavoro le piace soprattutto la dimensione umana. Per dire: «Al mio onomastico una signora mi ha aspettata a casa soltanto per farmi gli auguri, e io non avevo nemmeno un pacco da consegnarle, avrei potuto lasciare la posta nella cassetta delle lettere. Quel giorno ero pure in ritardo di tre ore...». Naturalmente non arriva sempre fuori tempo massimo, anzi.
Anche in questi giorni arriva in funivia come sempre, con il suo bel sorriso e qualche strato di indumenti sotto la giacchetta fosforescente d’ordinanza. «Per sopravvivere mi vesto a cipolla», racconta divertita Francesca Chiabotto, lontana parente della più famosa Cristina («I nostri nonni erano cugini, quindi la parentela non si calcola neppure, l’ho vista solo una volta nella vita!») e postina di Chamois, 70 famiglie (un centinaio di abitanti) a quota 1.815 metri, il Comune più alto della Val d’aosta e uno dei più alti d’italia.
Francesca, 27 anni, consegna I rapporti
Mi aspettano, mi fanno il caffé e gli auguri per l’onomastico, anche se arrivo in ritardo...
raccomandate, cartoline e pacchetti dall’agosto dello scorso anno. È una dei 138 mila dipendenti di Poste Italiane, dove le donne sono il 54 per cento. «Sono geometra, dopo ho abbandonato veterinaria perché ho fatto un ragionamento concreto: non volevo investire tanti soldi nello studio per poi trovare un lavoro che mi avrebbe fatto guadagnare meno se non come adesso».
Vive ad Aosta e ogni giorno si sveglia alle 5.45 per andare a prendere l’auto di servizio a Châtillon, caricarla della posta appena arrivata con i furgoni e quindi dirigersi a Valtournenche: qui con i colleghi smista la posta, «carica i palmari» con le consegne da fare, e poi è pronta per il suo giro, destinazione Chamois.
«A Buisson prendo la funivia tutti i giorni, il biglietto agevolato per i lavoratori è di 70 centesimi andata e ritorno, che poi le Poste mi rimborsano». In cinque minuti copre i 715 metri di dislivello che la separano da Chamois e comincia a distribuire la corrispondenza.
«Impiego circa un’ora e mezzo, porta a porta. Davanti al Comune, invece, c’è un servizio modulare per altre due frazioni che si possono raggiungere solo in seggiovia». Francesca sale dal lunedì al venerdì. «E quando salto, gli abitanti se ne accorgono e mi chiedono cosa è successo. Mi è capitato per esempio per fare il passaporto, perché il 12 maggio mi sposo. Così adesso sanno anche quello...».
Lei non cambierebbe mai lavoro e nemmeno sede. «Perché in contesti così piccoli il postino è ancora un’autorità. Mi chiedono sempre di entrare se c’è freddo o per un caffè. Ma rifiuto e cerco di finire il giro in tempo, perché la funivia c’è ogni mezz’ora e mi resta ancora una parte di Valtournenche da coprire». I pacchi che consegna non sono mai troppo pesanti. «C’è il limite di due chili e mezzo quassù, mentre con l’auto li consegno anche più pesanti. Sono aumentati tantissimo, le persone acquistano sempre di più online».
Il dato è in linea con il resto d’italia: nel 2017 Poste Italiane ha consegnato circa 60 milioni di pacchi (+43% rispetto al 2016): 182 mila soltanto in Aosta e provincia, dove l’incremento è stato dell’81 per cento.
Al vantaggio di conoscere tutti (ed essere riconosciuta da tutti) si aggiunge il poter Francesca Chiabotto, 27 anni, postina a Chamois in Val d’aosta
d
Le consegne
Nel paesino di Chamois ci sono un centinaio di persone: «Non porto i pacchi troppo pesanti»
essere testimone di piccole gioie personali. «Come quando ho consegnato a un nonno la cartolina dei nipoti che erano in vacanza. Si è commosso davanti a me». ● Ogni giorno per compiere il suo lavoro prende la funivia per salire in quota