Corriere della Sera

«Nipotino mio, che tristezza non farti da nonna»

- La tua nonna paterna

Caro piccolo mio, hai compiuto tre anni e avrei voluto abbracciar­ti per qualche istante, guardarti negli occhi per scoprirne il colore e, soprattutt­o, offrirti un dono. Io e nonno, di cui porti il nome, avremmo voluto festeggiar­e i tuoi primi compleanni, ma non ci è stato concesso provare la gioia di farti festa. Avevamo avuto il piacere di venirti a trovare solo una volta nella tua casa dove tutto era stato predispost­o per il tuo arrivo. Ti avevo tenuto in braccio mascherand­o un certo disagio data l’atmosfera poco accoglient­e per dei nonni. Avevi solo tre settimane di vita il giorno in cui, alle 20.15, una telefonata della tua mamma ci informava che tuo papà era in sala operatoria per un grave intervento alla testa. Che disperazio­ne! Da quel giorno in poi, io e nonno avevamo potuto solo essere presenti in ospedale defilati, senza alcuna possibilit­à di svolgere il ruolo di genitori e nonni. Dovevamo pensare al benessere del tuo papà e rinunciare a condivider­e ansia e preoccupaz­ioni con chi gli stava vicino. Tornavamo a casa bastonati nei sentimenti. Occorreva mandare giù il magone e combattere anche la sofferenza per non poter essere d’aiuto a tutti voi in un momento così difficile. Ancora oggi non ne capiamo il motivo. L’abbraccio leggero che ti giungerà estendilo anche alla tua sorellina di pochi mesi e dille che i nonni vi vogliono tanto bene. «Fate bei sogni» (come dice Gramellini).

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