Corriere della Sera

Il Toro alla carica per battere il Crotone e la contestazi­one

- TORINO Giampiero Timossi Arianna Ravelli

Fa prima El General granata del «Generale Inverno»: questo pomeriggio Torino-crotone avrà Tomas Rincon tra i protagonis­ti. Il centrocamp­ista sarà il solito play basso, affiancato questa volta da Baselli e Obi. Sistema 4-3-3, in attacco Belotti (foto) dà la caccia al suo 50° gol, con lui nel tridente giocherann­o Niang e Iago Falque. Spazio per altre soluzione non ce n’è, lo dice la logica. I tre titolari sono gli attaccanti più in forma. Un altro sistema di gioco, il 4-2-3-1, era già stato accantonat­o saggiament­e dal predecesso­re di Walter Mazzarri. Dunque Ljajic potrà finalmente tornare utile alla causa, ma deve partire dalla panchina. Clima freddo, ma il Burian al Grande Torino stavolta non farà da solo la differenza. Annunciato un possibile sciopero del tifo della curva Maratona, se così sarà toccherà agli altri settori scaldare i giocatori granata. In verità la premessa è un’altra e la linea appare chiara dalle parole di Mazzarri: questa volta toccherà alla squadra trascinare il pubblico. Spiega l’allenatore: «Siamo i primi ad autocontes­tarci, domenica contro il Verona avrei fermato la partita, perdere mi fa soffrire fisicament­e. Riportiamo gli scettici dalla nostra parte con una grande partita. Non conosco altre ricette». Sarà una sfida tra pesi «Walter», Mazzarri contro Zenga. L’allenatore del Crotone ha detto: «Loro sono una squadra letale». A Torino vogliono prenderlo in parola. destinatar­io dell’immagine del cuore offerto in sacrificio ai giocatori. «Quando ha sbagliato quel gol con la Lazio ho pensato: speriamo di passare sennò questo ragazzo lo abbiamo perso. Certo che gli darò ancora chance. Bisogna sostenere lui e gli altri che ora non sono protagonis­ti. Chiedo anche al pubblico di aiutarli con un applauso in più e un fischio in meno».

Gattuso è un buon avvocato, dei suoi e della società. Lo è quando risponde a Mino Raiola che suggerisce a Gigio Donnarumma di andare in un top club («Il Milan ha fatto la storia del calcio, qui c’è una società all’avanguardi­a») o quando accoglie il presidente Yonghong Li, atterrato a Malpensa con i suoi misteri, le sue t-shirt sotto la giacca, un sorridente «Fozza Milan» e anche qualche milione di aumento di capitale: una parte dei 10 milioni è già arrivata, entro una settimana il saldo del resto. «Siamo felici ci stia vicino, è un segnale importante per quelli che lavorano qui». Se poi il suo arrivo dovesse coincidere con un’altra vittoria, i milanisti non penserebbe­ro più nemmeno ai suoi conti.

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