Corriere della Sera

A fondo i favoriti

Grassi gol La Spal vede la salvezza

- Marco Bonarrigo

«Bravo sì, eroe no: è troppo». Dopo aver esultato, gridato, pianto, dopo essersi scrostato con fatica la spessa maschera di fango dalla faccia, Tiesj Benoot è tornato a essere il gigante più educato e modesto del ciclismo fiammingo. Ventiquatt­ro anni tra pochi giorni, 1 metro e 90 per 70 chili, il belga ha fatto coincidere la sua prima vittoria con un’edizione epica della Strade Bianche. Si è fatto largo tutto solo tra i favoriti nel mare di fango e pioggia degli sterrati senesi, ha avuto il coraggio di andare ancora da solo a caccia di due fuggitivi che sembravano ormai imprendibi­li (il connaziona­le Van Aert, il francese Bardet), ha rifiatato un solo minuto alla loro ruota per ripartire verso piazza del Campo.

«La prima volta che ho corso qui — ha spiegato il portacolor­i della Lotto Soudal — mi è servita per capire il punto esatto dove un attacco poteva fare più male: il penultimo sterrato. Lì, dato che stavo benissimo, ho deciso di accontenta­re la stampa belga che da due anni mi chiede di vincere. Ora spero in meno pressioni e più successi». La Strade Bianche batte bandiera belga anche (e soprattutt­o) grazie al giovane asso del ciclocross Wout Van Aert. Invitato con una wild card irrituale (e con notevole intuito) dagli organizzat­ori assieme al suo minuscolo team, li ha ripagati con gli interessi sbriciolan­do il plotone dei favoriti a 40 chilometri dal traguardo, con la complicità del navigato francese Romain Bardet, secondo all’arrivo. Di Van Aert si conoscevan­o le enormi doti di equilibris­ta, non la resistenza: i crossisti si misurano con corse di poco più un’ora. Il giovane belga ha resistito eroicament­e fino a 200 metri dal traguardo, quando si è letteralme­nte Fatica e fango Il gruppo pedala sullo sterrato e sotto la pioggia. Sotto, un’altra immagine della gara e l’arrivo in solitario del belga Bennot a Siena

piegato sulle gambe. Incapace di risalire in bici, ha proseguito a zig zag salvando il podio dal ritorno del solito volpone Valverde.

Che fine hanno fatto i grandi favoriti? Peter Sagan, che ha cambiato preparazio­ne invernale per arrivare più tonico a Fiandre e Roubaix, ha lottato con coraggio ma senza fare la differenza. Kwiatkowsk­i poco brillante, Van Avermaet evanescent­e, l’atteso Moreno Moser inesistent­e. La corsa degli italiani (a parte l’onorevole lavoro dei gregari Oss, Moscon e Puccio) è stata salvata dal quinto posto di Giovanni Visconti. Per gli altri, una disfatta da record. Al traguardo sono arrivati solo sei azzurri con tutti gli atleti dei due team tricolori invitati (Androni e Nippo) saliti in ammiraglia poco dopo metà percorso, devastati dalla fatica. Non un grande viatico per le imminenti classiche del nord. Per fortuna c’è Elisa Longo Borghini, terza nella prova femminile dietro all’olandese Van Der Breggen e alla polacca Niewiadoma. (Lapresse)

La Spal non vinceva in casa dal 29 ottobre: ha deciso di farlo nel derby emiliano contro il Bologna, riaprendo così i giochi per la salvezza. Ora la squadra di Semplici, al bis dopo il successo di Crotone una settimana fa, è fuori dalla zona calda e può aspettare con maggiore tranquilli­tà i risultati di oggi del Crotone (a Torino), del Sassuolo (a Verona col Chievo) e di Benevento e Verona, impegnate nello scontro diretto.

L’1-0 finale, sotto l’acqua e in un freddo polare, lo ha timbrato Alberto Grassi con un bellissimo tiro al volo di controbalz­o in apertura di ripresa. La Spal ha esercitato maggiore pressione per larghi tratti del match, ma il Bologna — che ripresenta­va Verdi dopo l’infortunio — ha due motivi per recriminar­e: l’espulsione di Gonzalez dopo appena 11’ («Rosso ingiusto», si è lamentato il tecnico rossoblù Donadoni) e il gol del pareggio fallito al 94’ da Destro a un metro dalla porta vuota su assist di Orsolini. Un errore clamoroso e incomprens­ibile. E la Spal ringrazia.

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