TERAPIE INTENSIVE DA «APRIRE»
Le Terapie Intensive (TI) sono spesso percepite come luoghi sicuri e saldi quanto inaccessibili. A partire dalla loro creazione, circa 50 anni fa e per molti anni a seguire, sono state Reparti «chiusi», dove l’accesso di familiari e visitatori era molto limitato perché considerato inutile e pericoloso. C’erano molte paure per rischio di infezioni, interferenza con le cure, aumento dello stress per pazienti e familiari, e violazione della confidenzialità delle informazioni. Il ricovero del paziente in TI ha obbedito a lungo a quello che si potrebbe definire il «principio della porta girevole»: quando entra il paziente, i familiari vengono sospinti fuori. Oggi però sappiamo non solo che questi timori sono del tutto infondati, ma anche che la separazione dai propri cari è un importante motivo di sofferenza per il malato e che uno dei bisogni più importanti dei familiari è stare accanto alla persona amata. Molte ricerche hanno provato che avere una persona cara ricoverata in TI causa grande sofferenza: tra i familiari dei pazienti vi è un’altissima incidenza di ansia e depressione. Un terzo di loro, inoltre, sperimenta una condizione di stress post-traumatico, che spesso dura per mesi anche dopo le dimissioni del parente. Numerosi studi suggeriscono che la liberalizzazione dell’accesso alla TI per familiari e visitatori non è in alcun modo pericolosa. In particolare non causa un aumento delle infezioni nei pazienti, mentre si riducono in modo significativo le complicanze cardio-vascolari e i livelli di ansia, abbassando gli indici ormonali di stress. Un recente studio ha addirittura indicato che l’apertura della TI dimezza comparsa e durata di un problema psichiatrico molto importante (il delirium) che colpisce spesso chi è ricoverato in questi reparti. Sono dati davvero sorprendenti. E un ulteriore importante effetto positivo è rappresentato dalla netta riduzione dell’ansia nei familiari. Nel 2013 il Comitato Nazionale per Bioetica ha rimarcato le motivazioni etiche oltre che cliniche dell’apertura delle TI, sottolineando che la presenza dei familiari accanto al malato non è una «concessione» ma il rispetto di un ben preciso diritto del paziente. In Europa l’apertura delle TI è in buona misura già realtà. Anche in Italia ci si orienta sempre più a realizzare anche nel nostro Paese il modello della TI aperta. C’è però ancora molta strada da percorrere e un consistente cambiamento culturale da realizzare.
* Terapia Intensiva Pediatrica, Spedali Civili, Brescia