Quanto bene ci faranno i «nostri» batteri
Diversi progetti di ricerca internazionale stanno cercando di capire come il microbioma agisca sul nostro stato di salute . La scoperta dei meccanismi attraverso i quali il nostro patrimonio di microrganismi influisce su molte patologie potrebbe aprire im
Modulazione Fra le funzioni più indagate di questa biomassa c’è il suo ruolo nel modellare e nel controllare il nostro sistema immunitario
Non siamo mai soli. Il nostro compagno di vita, che incontriamo alla nascita e che ci accompagnerà fino alla fine, si chiama microbiota ed è quell’insieme di microbi che abitano in noi, nell’intestino soprattutto, nei tutte che bronchi, comunicano quelle ma zone sulla anche con del pelle in l’esterno. corpo gola, e in Un organo, vero e ci proprio informano «nuovo» gli esperti. I ricercatori non se n’erano mai occupati fino a una quindicina di anni fa, quando, grazie alle possibilità di analisi del Dna, si è scoperto che questo invisibile mondo microbico possiede un patrimonio genetico cento volte maggiore rispetto alla somma del Dna di tutte le nostre cellule. E la rivista Science lo ha considerato «scoperta dell’anno» sia nel 2011 che nel 2013. Le pubblicazioni scientifiche parlano a volte di microbiota altre di microbioma. Qual è la differenza? Spiega Antonio Gasbarrini, direttore della Gastroenterologia al Policlinico Gemelli di Roma e uno dei massimi esperti italiani in questo settore di ricerca: «Il microbiota è l’insieme dei microrganismi che lo compongono e cioè batteri (quelli più studiati, tanto che si parla di batterioma) virus, funghi e al- tri organismi unicellulari. Il microbioma è, invece, la somma di tutte le sostanze prodotte da questi microbi, compresi gli antibiotici (si considera parte del microbioma anche il loro patrimonio genetico, ndr)». Il microbiota conta fino a 100 trilioni (pari a un milione di miliardi) di microscopici esseri, un numero dieci volte superiore a quello delle cellule del nostro organismo, per un peso globale di circa un chilo e mezzo.
Le sue colonie più numerose si trovano nel canale alimentare, in particolare, nel colon: quest’ultimo ne contiene più del 70 per cento del totale. È una complessa biomassa che interferisce con il nostro organismo in molti modi e che oggi una ricerca d’avanguardia sta studiando a pieno ritmo tanto e c’è chi parla di «microbiote revolution».
Uno dei progetti più importanti è lo Human Microbiome Project che coinvolge numerosi centri in tutto il mondo. Poi c’è il Flemish Gut Flora Project belga, il Lifelines DEEP olandese (coordinato da Alexandra Zhernakova) all’università di Groningen.
Obiettivo? Capire innanzitutto come funziona il microbiota/microbioma e come condiziona il nostro stato di salute, ma anche analizzare il suo ruolo nella comparsa di malattie e manipolarlo con l’obiettivo di prevenire o curare queste ultime.
Andiamo allora con ordine, prendendo in considerazione il microbioma intestinale, quello a oggi più studiato.
«Il microbioma si eredita in parte dalla madre e in parte dall’ambiente esterno nei primi anni di vita » spiega Gasbarrini.
La colonizzazione dei germi comincia nel momento del parto per «contaminazione» durante il passaggio in vagina. Chi nasce, invece, con un cesareo incontra i suoi microscopici ospiti attraverso il contatto con la pelle della madre, che ha un suo proprio microbioma, e dall’ambiente esterno.
Alcuni studi hanno, infatti, dimostrato differenze nella carta di identità microbica di chi nasce in un modo piuttosto che nell’altro. Ci sono poi altri fattori che possono interferire.
«Le modalità di allattamento, per esempio — aggiunge Gasbarrini — e soprattutto l’alimentazione. Ma possono entrare in gioco anche elementi psicologici: se un bambino vive in un ambiente conflittuale, il suo microbioma si modifica. Ecco perché si deve alimentare bene e vivere in un ambiente sereno».
Ogni individuo, dunque, acquisisce un microbioma che rimarrà un suo tratto distintivo per tutta la vita, anche se la sua composizione può subire variazione per l’influsso di diversi fattori (si veda articolo sotto).
Ma quali sono le funzioni di questo «nuovo» organo? «Sono tante, alcune più studiate, altre meno — continua Gasbarrini —. La prima è che modella il sistema di difesa immunitario e lo controlla. Alcune patologie sono da attribuire proprio alla perdita di questo equilibrio». Un esempio? L’appendicite acuta, dove i germi cattivi hanno il sopravvento. La seconda funzione riguarda la digestione: un microbioma sano assicura un corretto metabolismo dei cibi e la produzione di vitamine. «Certi batteri — aggiunge Gasbarrini — possiedono 70 polisaccaridasi, enzimi che aiutano a digerire la verdura. Noi ne abbiamo solo una».
La terza è che potrebbe funzionare anche come organo endocrino capace di produrre ormoni.
Ad assicurare una buona funzionalità del microbioma è la sua biodiversità: quanto più sono numerose le specie presenti tanto più influirà positivamente sulla salute dell’individuo. «Alla fine i microbi — conclude Gasbarrini — , quando smettono di svolgere tutte le loro funzioni in simbiosi con l’organismo umano, diventeranno i responsabili della sua distruzione».