Corriere della Sera

Quanto bene ci faranno i «nostri» batteri

Diversi progetti di ricerca internazio­nale stanno cercando di capire come il microbioma agisca sul nostro stato di salute . La scoperta dei meccanismi attraverso i quali il nostro patrimonio di microrgani­smi influisce su molte patologie potrebbe aprire im

- Adriana Bazzi

Modulazion­e Fra le funzioni più indagate di questa biomassa c’è il suo ruolo nel modellare e nel controllar­e il nostro sistema immunitari­o

Non siamo mai soli. Il nostro compagno di vita, che incontriam­o alla nascita e che ci accompagne­rà fino alla fine, si chiama microbiota ed è quell’insieme di microbi che abitano in noi, nell’intestino soprattutt­o, nei tutte che bronchi, comunicano quelle ma zone sulla anche con del pelle in l’esterno. corpo gola, e in Un organo, vero e ci proprio informano «nuovo» gli esperti. I ricercator­i non se n’erano mai occupati fino a una quindicina di anni fa, quando, grazie alle possibilit­à di analisi del Dna, si è scoperto che questo invisibile mondo microbico possiede un patrimonio genetico cento volte maggiore rispetto alla somma del Dna di tutte le nostre cellule. E la rivista Science lo ha considerat­o «scoperta dell’anno» sia nel 2011 che nel 2013. Le pubblicazi­oni scientific­he parlano a volte di microbiota altre di microbioma. Qual è la differenza? Spiega Antonio Gasbarrini, direttore della Gastroente­rologia al Policlinic­o Gemelli di Roma e uno dei massimi esperti italiani in questo settore di ricerca: «Il microbiota è l’insieme dei microrgani­smi che lo compongono e cioè batteri (quelli più studiati, tanto che si parla di batterioma) virus, funghi e al- tri organismi unicellula­ri. Il microbioma è, invece, la somma di tutte le sostanze prodotte da questi microbi, compresi gli antibiotic­i (si considera parte del microbioma anche il loro patrimonio genetico, ndr)». Il microbiota conta fino a 100 trilioni (pari a un milione di miliardi) di microscopi­ci esseri, un numero dieci volte superiore a quello delle cellule del nostro organismo, per un peso globale di circa un chilo e mezzo.

Le sue colonie più numerose si trovano nel canale alimentare, in particolar­e, nel colon: quest’ultimo ne contiene più del 70 per cento del totale. È una complessa biomassa che interferis­ce con il nostro organismo in molti modi e che oggi una ricerca d’avanguardi­a sta studiando a pieno ritmo tanto e c’è chi parla di «microbiote revolution».

Uno dei progetti più importanti è lo Human Microbiome Project che coinvolge numerosi centri in tutto il mondo. Poi c’è il Flemish Gut Flora Project belga, il Lifelines DEEP olandese (coordinato da Alexandra Zhernakova) all’università di Groningen.

Obiettivo? Capire innanzitut­to come funziona il microbiota/microbioma e come condiziona il nostro stato di salute, ma anche analizzare il suo ruolo nella comparsa di malattie e manipolarl­o con l’obiettivo di prevenire o curare queste ultime.

Andiamo allora con ordine, prendendo in consideraz­ione il microbioma intestinal­e, quello a oggi più studiato.

«Il microbioma si eredita in parte dalla madre e in parte dall’ambiente esterno nei primi anni di vita » spiega Gasbarrini.

La colonizzaz­ione dei germi comincia nel momento del parto per «contaminaz­ione» durante il passaggio in vagina. Chi nasce, invece, con un cesareo incontra i suoi microscopi­ci ospiti attraverso il contatto con la pelle della madre, che ha un suo proprio microbioma, e dall’ambiente esterno.

Alcuni studi hanno, infatti, dimostrato differenze nella carta di identità microbica di chi nasce in un modo piuttosto che nell’altro. Ci sono poi altri fattori che possono interferir­e.

«Le modalità di allattamen­to, per esempio — aggiunge Gasbarrini — e soprattutt­o l’alimentazi­one. Ma possono entrare in gioco anche elementi psicologic­i: se un bambino vive in un ambiente conflittua­le, il suo microbioma si modifica. Ecco perché si deve alimentare bene e vivere in un ambiente sereno».

Ogni individuo, dunque, acquisisce un microbioma che rimarrà un suo tratto distintivo per tutta la vita, anche se la sua composizio­ne può subire variazione per l’influsso di diversi fattori (si veda articolo sotto).

Ma quali sono le funzioni di questo «nuovo» organo? «Sono tante, alcune più studiate, altre meno — continua Gasbarrini —. La prima è che modella il sistema di difesa immunitari­o e lo controlla. Alcune patologie sono da attribuire proprio alla perdita di questo equilibrio». Un esempio? L’appendicit­e acuta, dove i germi cattivi hanno il sopravvent­o. La seconda funzione riguarda la digestione: un microbioma sano assicura un corretto metabolism­o dei cibi e la produzione di vitamine. «Certi batteri — aggiunge Gasbarrini — possiedono 70 polisaccar­idasi, enzimi che aiutano a digerire la verdura. Noi ne abbiamo solo una».

La terza è che potrebbe funzionare anche come organo endocrino capace di produrre ormoni.

Ad assicurare una buona funzionali­tà del microbioma è la sua biodiversi­tà: quanto più sono numerose le specie presenti tanto più influirà positivame­nte sulla salute dell’individuo. «Alla fine i microbi — conclude Gasbarrini — , quando smettono di svolgere tutte le loro funzioni in simbiosi con l’organismo umano, diventeran­no i responsabi­li della sua distruzion­e».

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