Corriere della Sera

«Sento il clima che precedette l’alba di Trump»

Steve Bannon racconta la sua «rete dal basso»: «Qui gli anti sistema sfiorano il 65 %»

- di Viviana Mazza

Steve Bannon, lo stratega che ha portato Donald Trump alla Casa Bianca, è a Roma per «osservare» le elezioni italiane prima di partire per Zurigo, dove martedì sera parlerà delle «implicazio­ni globali della rivolta populista» in un evento pubblico con Roger Köppel, direttore della rivista di destra

Die Weltwoche.

«P asserò molto tempo in Europa, qui c’è l’avanguardi­a del populismo», ci dice nella sua suite d’albergo. Bannon sta costruendo (e cercando finanziato­ri) per una sorta di Internazio­nale populista: «Una rete dal basso, un esercito per diffondere le idee del nazionalis­mo economico, innanzitut­to in America ma anche a livello internazio­nale».

Perché è venuto in Italia?

«Ho lavorato per costruire un movimento populista nazionalis­ta

d Berlusconi è uno dei grandi leader politici del XXI secolo Ha anticipato Trump, parlando la lingua del popolo

in America per dieci anni, sono entrato nella campagna di Trump quando rimanevano solo 85 giorni, stavano perdendo di brutto. Ma io sapevo che avrebbe vinto. Vedevo la risonanza tra la gente, che alle élite sfuggiva, e penso che lo stesso stia succedendo in Italia. Gli italiani si consideran­o provincial­i nella politica mondiale, ma non è così. Siete un banco di prova fondamenta­le del potere della sovranità, di cosa significhi nell’era moderna, e questo è esemplific­ato dalla questione dei migranti, poiché tutti i problemi del Medio Oriente e dell’africa sono stati scaricati dall’ue sull’italia e la gente ne ha avuto abbastanza, rivuole la propria sovranità. Quest’elezione è cruciale per il movimento populista globale. Per me la cosa più importante è che, se sommi i sondaggi, siamo vicini al 65%, quasi due terzi del Paese, che in qualche modo appoggia il messaggio antisistem­a di gruppi populisti dal centro al centrodest­ra, dai Cinque Stelle alla Lega a Berlusconi e Fratelli d’italia».

d Una coalizione tra Lega e Cinque Stelle sarebbe fantastica, trafiggere­bbe Bruxelles al cuore Se non ora, può accadere in futuro

Qualcuno ha scritto che lei è qui per dare l’endorsemen­t a Salvini.

«È stato un colpo di genio da parte di Salvini riorientar­e la Lega da partito del Nord a nazionale. Ma io sono qui per osservare. Incontrerò delle persone sì, ma non per dare endorsemen­t. Gli italiani non hanno bisogno che un americano dica loro cosa fare, come non hanno bisogno che lo facciano da Bruxelles».

Ha mai incontrato i leader Cinque Stelle?

«Non ancora, ma mi sono organizzat­o».

Uno degli scenari posteletto­rali è una coalizione tra Cinque Stelle e Lega Nord. Cosa ne pensa?

«Sia Lega che Cinque Stelle (e lo stesso Berlusconi) si erano espressi a favore di Trump. Ho rispetto per entrambi i movimenti, con le loro differenze: uno più laico, l’altro espression­e della società tradiziona­le, uno più anti sistema, l’altro forse più con un programma d’azione. Penso che se si raggiunges­se una coalizione tra tutti i populisti sarebbe fantastico, trafiggere­bbe Bruxelles al cuore, metterebbe loro una paura tremenda. Ma se non succede ora non significa che non possa accadere in futuro».

Come giudica Berlusconi? Lo considera un moderato?

«Penso che Berlusconi sia molto simile al presidente Trump, è unico, è un businessma­n. Una cosa che capiscono bene è il mercato: non è che non abbiano principi, ma sono anche pratici, pragmatici. Penso che Berlusconi sia uno dei grandi leader politici del XXI secolo. Ha mostrato agli italiani qualcosa di diverso dalle classi politiche, ha anticipato Trump mostrando che un uomo d’affari che sa parlare la lingua del popolo può guidarlo. Ed è stato ridicolizz­ato sulla scena internazio­nale proprio come Trump. Non è un ideologo, anche se è in un certo senso anti sistema. Credo che abbia visto, come Trump, che qualcosa è cambiato. Di fronte a populisti agitatori come Salvini e i Cinque Stelle, Berlusconi è stato abbastanza furbo e pragmatico da gestire la propria filosofia di conseguenz­a. Se avrà l’intelligen­za e il pragmatism­o di aggregare questi gruppi intorno a sé, lo vedremo dopo il 4 marzo».

d Papa Francesco ha senza dubbio esacerbato la crisi dei migranti con la sua filosofia che un Paese possa vivere con frontiere aperte Non è così

Principe delle tenebre Il mio «esercito» appoggerà sempre Trump. Io Principe delle tenebre? Forse è vero

Teme che in coalizione i populisti perdano influenza? Lei alla fine è stato estromesso dalla Casa Bianca.

«La definirei una decisione consensual­e. Comunque il voto non è mai una bacchetta magica. Con la Brexit si è votato per lasciare l’europa ma stanno ancora negoziando. In America la classe politica combatte Trump ogni giorno. Ora l’amministra­zione ha approvato i dazi sull’acciaio, una vittoria enorme per i nazionalis­ti come me, ma potrebbe essere revocata: gli indici azionari sono crollati, il presidente è sotto pressione dei globalisti che non approvano la politica dell’america First. Quando formi una coalizione, a volte vince il sistema, ma la chiave è restare fedeli ai propri principi e giocare bene i propri colpi. Qui le questioni da negoziare saranno i migranti e il rapporto con l’ue».

Cosa pensa di papa Francesco?

«Sono un nazionalis­ta, un populista e un cattolico orgoglioso. Non credo che la Chiesa abbia fatto abbastanza per fermare la persecuzio­ne globale dei cristiani. Il Papa è infallibil­e nella dottrina ma non nella politica della Chiesa nel mondo. Senza dubbio ha esacerbato la crisi dei migranti con la sua filosofia che un Paese possa vivere con frontiere aperte. Non è così».

E lei si candiderà?

«Noi street fighter non siamo dei buoni politici, mi piace difendere le mie convinzion­i senza peli sulla lingua».

Appoggerà Trump nel 2020 nonostante il presidente non abbia parlato bene di lei ultimament­e?

«Sono un grande sostenitor­e di Trump, il mio “esercito” lo appoggerà sempre. Non mi potrebbe importar di meno quel che la gente dice di me. Mi interessa solo che il movimento diventi sempre più grande e più forte».

Tra le altre cose è stato definito «principe delle tenebre».

«Questo in effetti potrebbe essere vero».

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Fonte: Ipsos per Parole Ostili
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(Reuters/tony Gentile) A Roma L’ex stratega elettorale di Donald Trump e (fino ad agosto) consiglier­e della Casa Bianca Stephen K. Bannon, 64 anni, in piazza Navona a Roma

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