L’attore di Guadagnino trionfa agli Independent
La sfida tra «La forma dell’acqua» e «Tre manifesti...» Agli Independent Awards vince l’attore di Guadagnino
Quella trascorsa, è stata la notte più lunga del cinema. Una notte che si ripete da novant’anni, eppure mai così diversa dal passato. Perché quella trascorsa, è stata la prima cerimonia degli Oscar dopo lo scandalo che ha travolto il produttore Harvey Weinstein, cambiando volto, dinamiche e pesi all’interno dell’industria di Hollywood.
In questi — presto definiti gli Oscar delle donne — si è rotta così una tradizione; Casey Affleck, miglior attore protagonista nel 2017 per Manchester by the Sea, da usanza avrebbe dovuto premiare la miglior interprete femminile: ha scelto di non farlo, essendo anche lui accusato di molestie. Sono state Jennifer Lawrence e Jodie Foster a consegnare la statuetta, in una cerimonia che ha lasciato spazio al movimento Me Too e Time’s Up pur non avendo imposto regole o codici di abbigliamento (ai Globe le attrici avevano sfilato in nero). L’attesa per la statuetta al miglior film è stata per Tre manifesti a Ebbing, Missouri, scritto e diretto da Martin Mcdonagh e La forma dell’acqua — suo il record di nomination quest’anno, con 13 candidature — di Guillermo del Toro, il più accreditato anche a ricevere l’oscar per la miglior regia. Sulla vittoria di Frances Mcdormand come miglior attrice erano tutti pronti a scommettere da mesi — anche letteralmente: secondo i bookmaker non c’è mai stata partita — mentre meno scontato era l’esito del premio al miglior attore, anche se il Winston Churchill di Gary Oldman in L’ora più buia ha impressionato critici di tutto il mondo. Ma in tantissimi hanno fatto il tifo anche per Timothée Chalamet, 22 anni, volto di Chiamami col tuo nome. Specie dopo che l’attore, 24 ore prima, si era aggiudicato l’independent Spirit Awards come miglior attore.
Quelli appena passati, sono stati Oscar anche un po’ italiani proprio grazie a Luca Guadagnino e al suo film, diventato presto un cult, non solo per la comunità Lgbt. La storia d’amore raccontata dal regista nato a Palermo si è presentata alla cerimonia di ieri con due riconoscimenti dell’organizzazione non profit Film Independent: quello al miglior attore protagonista, appunto, ma anche quello alla miglior fotografia (Sayombhu Mukdeeprom). James Ivory — in gara per la miglior sceneggiatura non originale — è arrivato invece al Dolby Theatre con un Bafta mentre il film con la vittoria ai Gotham Awards.
Ma la sorpresa agli Oscar del cinema indipendente (come no) è stata Get Out, il thriller del regista afroamericano Jordan Peele (prodotto in ventitré giorni, budget di cinque milioni di euro: ne ha incassati oltre 250), vincitore come miglior film e regia. Una ulteriore riprova di quanto Hollywood stia cambiando in base ai movimenti sociali che la stanno modellando: ora si parla di parità di genere e abuso di potere, ma nel 2016 era stata la campagna contro gli Oscar «troppo bianchi» a spingere l’academy a intervenire, facendo in modo che i votanti non fossero quasi tutti uomini bianchi e anziani. Ora le quote sono più miste. E le sorprese, dipendono da lì.