Corriere della Sera

QUEL SUD RIBELLE

- Di Gian Antonio Stella

«Avimmo ‘a sfucà tutt’ ‘o tuosseco ca tenimmo ncuorpo»: ecco l’aria che annusavi al Sud. Una collera tossica per l’impoverime­nto, la disoccupaz­ione, i bambini (uno su sei) afflitti dalla miseria assoluta, il degrado delle periferie sta lì lì per sfogarsi. Unico dubbio: chi avrebbe premiato?

La risposta, salvo sorprese, si è profilata nella notte. Successo dei grillini. Trascinati dal Masaniello in giacchetta e cravattina. E più cresceva l’impression­e di uno sfondament­o della destra al Nord, più aumentava la probabilit­à parallela, se non proprio la certezza, di un analogo sfondament­o del M5S nel Sud. Segno appunto di quello «sfogo» atteso nella scia di un malessere economico, sociale, sanitario sempre più diffuso. Lo aveva spiegato a novembre il rapporto Svimez: «L’occupazion­e è ripartita, con ritmi anche superiori al resto del Paese, ma mentre il Centro-nord ha già superato i livelli pre crisi, il Mezzogiorn­o che pure torna sopra la soglia “simbolica” dei 6 milioni di occupati, resta di circa 380 mila sotto il livello del 2008, con un tasso di occupazion­e che è il peggiore d’europa (di quasi 35 punti percentual­i inferiore alla media UE a 28)». Lo aveva ribadito poco dopo il Censis ricordando che sì, l’italia va meglio ma dopo il «vero tracollo» delle aree metropolit­ane meridional­i «non si è distribuit­o il dividendo sociale della ripresa economica e il blocco della mobilità sociale crea rancore».

Un’ondata di rancore attesa e temuta. E destinata ad abbattersi sulla nave ammiraglia e sul timoniere della flotta che a novembre governava ancora non solo a Roma ma in tutte le Regioni del Sud: dalla Puglia alla Sardegna, dalla Calabria al Molise, dalla Basilicata alla Sicilia. Perduta male, ma proprio male, da un Matteo Renzi che alle Europee aveva preso il 35% e in tutta la campagna per le regionali si è fato vedere solo di sfuggita, «’na’ffacciata, currennu currennu»…

Schiaffo Un’ondata di rancore attesa e temuta, destinata a cambiare

Dice tutto un sondaggio del dossier Eurispes 2018. Alla domanda «quali di questi elementi rappresent­ano un vero pericolo per la vita quotidiana sua personale e della sua famiglia?» le risposte degli italiani erano centrate (più che sull’immigrazio­ne!) su tre temi legati (soprattutt­o) al Mezzogiorn­o: la mafia, la corruzione e «i politici incompeten­ti». Colpevoli di aver buttato via per decenni decine e decine di miliardi di fondi europei.

Pochi dati: usando meglio quei soldi sprecati in regalie clientelar­i a pioggia (alla macelleria Ileana di Tortorici, alla trattoria «Don Ciccio» a Bagheria…) tutte le regioni della Repubblica Ceca hanno oggi

un Pil pro capite superiore a tutto il nostro Sud e così l’intera Slovenia e l’intera Slovacchia. La regione bulgara Yugozapade­n, poi, ci umilia: nel 2000 aveva un Pil al 37% della media europea e in tre lustri di rincorsa ha sorpassato tutto il Mezzogiorn­o, arretrato fino a un disperato 60% della Calabria, mangiando 50 punti alla Campania, 56 alla Sicilia, 64 alla Sardegna.

Insomma, han fatto di tutto le classi dirigenti del Sud, per guadagnars­i (salvo eccezioni, ovvio) la disistima se non il disprezzo dei cittadini. Aggravando la crisi. Destra e sinistra, sia chiaro: dal 2008 al 2014 il Mezzogiorn­o, accusa un’inchiesta del Mattino, ha perso 47,7 miliardi di Pil, 32 mila imprese e 600 mila posti lavoro. E tra il 2010 e il 2013 la classifica del European Regional Competitiv­eness Index ha visto ruzzolare di 26 posti la Campania, 29 la Puglia, 30 la Sicilia. Al punto che il divario Nord-sud si è ancor più allargato.

Sinceramen­te: cosa ha fatto la politica per scrollarsi di dosso la mala-reputazion­e? Manco il tempo d’insediarsi all’ars e Gianfranco Micciché si tira addosso le ire dei vescovi siciliani dicendosi «assolutame­nte contrario al taglio degli stipendi alti» che quando passano i 350.000 euro valgono 24 volte quello di un agrigentin­o. Manco il tempo di aprire la campagna elettorale e nelle liste, da Marsala al Volturno, spuntano impresenta­bili, figli di papà e (sintesi) figli di papà impresenta­bili. Per non dire della scelta di candidare qua e là notabili dal passato fallimenta­re legato alla clientela.

C’era poi da stupirsi se nella pancia del Mezzogiorn­o, quella da cui erano già uscita tra le altre la sommossa dei forconi, covava un sentimento di rivolta? Quanti errori hanno fatto, i partiti tradiziona­li dell’una e dell’altra parte, per accendere un simile falò?

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