Di Maio: comincia la terza Repubblica
L’attesa dei risultati assieme a Casaleggio e ai fedelissimi In settimana la prima riunione dei parlamentari eletti
MILANO «Con noi inizia la Terza Repubblica»: Luigi Di Maio spazza via le tensioni di una giornata (e di una campagna elettorale) lunghissima. Gli exit poll sono rassicuranti, l’obiettivo minimo è raggiunto e si delinea un risultato oltre le aspettative per i pentastellati: «Se questi sono i dati, siamo davanti a un successo clamoroso». E ancora. «Ora siamo un pilastro». Ma il candidato premier del Movimento vuole anche rassicurare. «Avremo un atteggiamento responsabile, rispettoso del Quirinale».
Le ultime ventiquattrore sono trascorse tra conti e attesa. Quella di Luigi Di Maio è stata una giornata a due facce. La mattina scandita dal bagno di folla nella sua Pomigliano d’arco: «Presidente! presidente!», gli hanno gridato i sostenitori del Movimento. «È sempre un’emozione essere qui», ha detto il candidato premier, «c’è gente che per cinque anni ha lottato per cambiare le cose, che ha fatto un percorso vero con noi». All’uscita Di Maio si è dovuto far largo tra i simpatizzanti, poi li ha salutati dal predellino dell’auto. A Pomigliano, in famiglia, il vicepresidente della Camera trascorre poi gran parte della giornata.
Di Maio arriva a Roma in serata per riunirsi nella war room (nel loft dove si riunisce la squadra di governo M5S) con i vertici del Movimento. A parte Beppe Grillo, il cuore dei Cinque Stelle è lì che aspetta e valuta. Una decina di persone in tutto. Da Davide Casaleggio a Paola Taverna, da Max Bugani a Pietro Dettori e ai fedelissimi «pragmatici».
L’«operazione scacco matto», quella per rendere necessaria la presenza dei Cinque Stelle in un esecutivo — come scherzosamente indicano il risultato del voto — ha margini stretti. Il Movimento ha fissato una quota minima di parlamentari (circa 160-170 a Montecitorio) che suonerebbe però solo come un buon risultato, non sufficiente per essere fondamentali. L’asticella, quella auspicata da mesi, è a quota 180-190 mentre sorpassare il muro dei 200 deputati sarebbe di certo un risultato oltre le attese.
La chiave di volta sono i collegi uninominali e proprio per questo vige la massima prudenza. Fondamentale è il Sud e proprio nelle regioni meridionali il Movimento ha guardato con insistenza nel finale della campagna elettorale. «Guarderemo l’italia dal basso verso l’alto, con gli occhi degli uomini del Sud», aveva detto solo una settimana fa in un comizio ad Agropoli Vincenzo Spadafora, braccio destro di Di Maio. I numeri, quelli degli exit poll, danno fiducia ma il mantra rimane «calma». Solo a chiusura delle urne il capo politico e i pentastellati raggiungono l’hotel Parco dei Principi, quartier generale del Movimento, dove oltre 470 giornalisti sono in attesa. «Siamo tutti insieme, noi siamo un gruppo unito e coeso», commenta a caldo Alfonso Bonafede.
C’è frenesia, ma si cerca anche di programmare, di andare oltre la serata del voto. La nuova onda di parlamentari pentastellati arriverà, sarà convocata presto nella Capitale, tra giovedì e sabato. L’idea è quella di una megariunione, un vertice che potrebbe svolgersi nei palazzi della Camera oppure, più probabilmente, in un hotel romano. Un nuovo Saint John, l’albergo in cui si svolse la prima riunione dei neo parlamentari M5S nel 2013. «Stavolta sarà tutto diverso. Abbiamo un Paese intero che ci guarda e che ci ha dato fiducia», dice un pentastellato: «Prima però aspettiamo i numeri reali». E di nuovo, ancora, i conti e l’attesa prima di festeggiare.
A Pomigliano
Il candidato premier al seggio di Pomigliano accolto dai fan che gli urlano «presidente»