Tutte le incognite oltre le urne
Il centrosinistra appare ridotto a un ruolo secondario
Tramonta la Seconda Repubblica, e c’è il buio oltre le urne. Mentre si allungano le ombre sugli epigoni di un’epoca più che ventennale, servirà del tempo per capire come il voto si tradurrà in una maggioranza parlamentare, semmai si riuscirà a comporla. Le incognite sul futuro governo sono legate a un radicale cambio della geografia politica che sembra emergere dallo spoglio e appare come la riedizione delle recenti regionali siciliane. La crisi del Pd renziano e insieme il magro risultato degli scissionisti dalemiani, segnano il fallimento complessivo di una sinistra incapace di uscire dalla logica delle faide. E condannata ora a svolgere un ruolo ancillare rispetto ai 5 Stelle e al centrodestra.
I grillini si proiettano verso un successo che li porta ad essere per distacco la prima forza nazionale, una sorta di nuovo baricentro del sistema, l’espressione plastica della fine di un’era, i portabandiera di un vento populista che soffia anche su quella che fino a ieri è stata un’alleanza a trazione moderata. E se il centrodestra supera M5S è solo perché si è presentato al voto come rassemblement, sebbene sia evidente la faglia che separa Berlusconi da Salvini, impegnati in un duello che potrebbe segnare una svolta storica. In ogni caso è tra questi due blocchi che si disputerà la sfida di governo, anche se — rispetto al test siciliano — le condizioni sono assai diverse per ragioni istituzionali e per i mutati rapporti di forza che emergono dalle urne. Se è vero che nessuno riuscirà ad ottenere i numeri per formare autonomamente una maggioranza, allora sarà in Parlamento che dovranno tentare di formarla.
Il testa a testa tra centrodestra e 5 Stelle inizierà a Palazzo Madama, dove si verificherà chi e in che modo saprà trovare i voti per far eleggere il proprio candidato alla presidenza del Senato: quel test fornirà un primo indizio al capo dello Stato su una futura maggioranza di governo. E qui iniziano le incognite sulle manovre dei due contendenti, che solo il risultato definitivo delle urne potrà sciogliere. Chi guiderà il centrodestra: ancora Berlusconi o Salvini? Al di là delle percentuali definitive dei due partiti, al termine degli scrutini Forza Italia avrà più seggi degli alleati o ci sarà il sorpasso? Perché un centrodestra con la leadership leghista avrebbe una strategia diversa da quello guidato dal leader azzurro.
Sul fronte opposto, Di Maio si troverà davanti a un bivio esistenziale per la creatura di Grillo: un movimento che si è proposto e si è imposto come forza di rottura rispetto al passato, per arrivare a Palazzo Chigi dovrà inevitabilmente allearsi con un pezzo del passato. Ed è pronto a farlo, dopo che il fondatore di M5S ha dato il via libera alla mission: quello che nei giorni scorsi era parso soltanto un rito propiziatorio in realtà era un’esortazione preparatoria. In entrambi i casi i contendenti — per centrare l’obiettivo — avranno bisogno del sostegno almeno di una pezzo del blocco di sinistra. Ecco quale sarà la funzione di Pd e Leu, una mera funzione di risulta che fa risaltare l’implosione di un’area e la fine dei due differenti progetti. Bisognerà verificare se l’arrocco di Renzi — che si dice pronto a passare all’opposizione — resisterà alle pulsioni di un partito dove persino il gruppo dirigente vicino al segretario è allo sbando. Il risultato finale farà capire se il leader riuscirà a tenere la sua linea dello «splendido isolamento» o se gli oppositori interni riusciranno a creare una massa critica capace di metterlo in mora. In ogni caso non saranno più i democratici a dare le carte. Le urne li condannano a stare fuori dal board dove si decideranno le strategie della legislatura. E non è detto che gli alleati asseconderanno le manovre renziane.
I giochi sulla presidenza del Senato lo faranno capire. Quella casella sarà una casella importantissima per le strategie future di ogni partito. L’inquilino di Palazzo Madama, infatti, non solo potrebbe essere chiamato dal Quirinale a guidare un incarico esplorativo per formare un governo. Siccome questa legislatura dovrebbe eleggere il nuovo presidente della Repubblica, in prospettiva chi sarà la seconda carica dello Stato sarà potenzialmente anche uno dei candidati alla successione di Mattarella. Ma il futuro è altrove, nel riparto dei voti e dei seggi che ancora devono essere assegnati. Una cosa è certa: la sfida elettorale si è ridotta a centrodestra e 5 Stelle. Il tripolarismo ha consunto un polo: quello della sinistra.
A Palazzo Madama Il primo test tra i due gruppi sarà a Palazzo Madama per l’elezione del presidente