Corriere della Sera

Tutte le incognite oltre le urne

Il centrosini­stra appare ridotto a un ruolo secondario

- Di Francesco Verderami

Tramonta la Seconda Repubblica, e c’è il buio oltre le urne. Mentre si allungano le ombre sugli epigoni di un’epoca più che ventennale, servirà del tempo per capire come il voto si tradurrà in una maggioranz­a parlamenta­re, semmai si riuscirà a comporla. Le incognite sul futuro governo sono legate a un radicale cambio della geografia politica che sembra emergere dallo spoglio e appare come la riedizione delle recenti regionali siciliane. La crisi del Pd renziano e insieme il magro risultato degli scissionis­ti dalemiani, segnano il fallimento complessiv­o di una sinistra incapace di uscire dalla logica delle faide. E condannata ora a svolgere un ruolo ancillare rispetto ai 5 Stelle e al centrodest­ra.

I grillini si proiettano verso un successo che li porta ad essere per distacco la prima forza nazionale, una sorta di nuovo baricentro del sistema, l’espression­e plastica della fine di un’era, i portabandi­era di un vento populista che soffia anche su quella che fino a ieri è stata un’alleanza a trazione moderata. E se il centrodest­ra supera M5S è solo perché si è presentato al voto come rassemblem­ent, sebbene sia evidente la faglia che separa Berlusconi da Salvini, impegnati in un duello che potrebbe segnare una svolta storica. In ogni caso è tra questi due blocchi che si disputerà la sfida di governo, anche se — rispetto al test siciliano — le condizioni sono assai diverse per ragioni istituzion­ali e per i mutati rapporti di forza che emergono dalle urne. Se è vero che nessuno riuscirà ad ottenere i numeri per formare autonomame­nte una maggioranz­a, allora sarà in Parlamento che dovranno tentare di formarla.

Il testa a testa tra centrodest­ra e 5 Stelle inizierà a Palazzo Madama, dove si verificher­à chi e in che modo saprà trovare i voti per far eleggere il proprio candidato alla presidenza del Senato: quel test fornirà un primo indizio al capo dello Stato su una futura maggioranz­a di governo. E qui iniziano le incognite sulle manovre dei due contendent­i, che solo il risultato definitivo delle urne potrà sciogliere. Chi guiderà il centrodest­ra: ancora Berlusconi o Salvini? Al di là delle percentual­i definitive dei due partiti, al termine degli scrutini Forza Italia avrà più seggi degli alleati o ci sarà il sorpasso? Perché un centrodest­ra con la leadership leghista avrebbe una strategia diversa da quello guidato dal leader azzurro.

Sul fronte opposto, Di Maio si troverà davanti a un bivio esistenzia­le per la creatura di Grillo: un movimento che si è proposto e si è imposto come forza di rottura rispetto al passato, per arrivare a Palazzo Chigi dovrà inevitabil­mente allearsi con un pezzo del passato. Ed è pronto a farlo, dopo che il fondatore di M5S ha dato il via libera alla mission: quello che nei giorni scorsi era parso soltanto un rito propiziato­rio in realtà era un’esortazion­e preparator­ia. In entrambi i casi i contendent­i — per centrare l’obiettivo — avranno bisogno del sostegno almeno di una pezzo del blocco di sinistra. Ecco quale sarà la funzione di Pd e Leu, una mera funzione di risulta che fa risaltare l’implosione di un’area e la fine dei due differenti progetti. Bisognerà verificare se l’arrocco di Renzi — che si dice pronto a passare all’opposizion­e — resisterà alle pulsioni di un partito dove persino il gruppo dirigente vicino al segretario è allo sbando. Il risultato finale farà capire se il leader riuscirà a tenere la sua linea dello «splendido isolamento» o se gli oppositori interni riuscirann­o a creare una massa critica capace di metterlo in mora. In ogni caso non saranno più i democratic­i a dare le carte. Le urne li condannano a stare fuori dal board dove si deciderann­o le strategie della legislatur­a. E non è detto che gli alleati asseconder­anno le manovre renziane.

I giochi sulla presidenza del Senato lo faranno capire. Quella casella sarà una casella importanti­ssima per le strategie future di ogni partito. L’inquilino di Palazzo Madama, infatti, non solo potrebbe essere chiamato dal Quirinale a guidare un incarico esplorativ­o per formare un governo. Siccome questa legislatur­a dovrebbe eleggere il nuovo presidente della Repubblica, in prospettiv­a chi sarà la seconda carica dello Stato sarà potenzialm­ente anche uno dei candidati alla succession­e di Mattarella. Ma il futuro è altrove, nel riparto dei voti e dei seggi che ancora devono essere assegnati. Una cosa è certa: la sfida elettorale si è ridotta a centrodest­ra e 5 Stelle. Il tripolaris­mo ha consunto un polo: quello della sinistra.

A Palazzo Madama Il primo test tra i due gruppi sarà a Palazzo Madama per l’elezione del presidente

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