Corriere della Sera

Urbani: eredi di Silvio? In giro non ne vedo Il Rosatellum ha fallito il suo obiettivo

- Antonella Baccaro

ROMA Un risultato sotto le aspettativ­e, almeno le sue. Un risultato che consiglia cautela, silenzio e la massima prudenza. Perché i primi dati degli exit poll «spesso non sono significat­ivi» e la situazione è delicatiss­ima. Ma Silvio Berlusconi è preoccupat­o. Per quello che sembra essere un boom del M5S, e per il testa a testa all’interno della coalizione di centrodest­ra tra la Lega e Forza Italia. Anche se una cosa è certa: il suo partito «resta centrale» ed essenziale in ogni schema possibile, ma non immaginabi­le allo stato.

«Dobbiamo aspettare i voti veri», predica il leader azzurro a botta calda, immediatam­ente dopo le prime rivelazion­i. Ma intanto da Arcore si confronta con i fedelissim­i su uno scenario che a prima vista appare un cubo di Rubik, di faticosiss­ima soluzione. Troppo presto anche solo per ragionare di possibili larghe intese, drasticame­nte escluse alla vigilia e anche ora viste con diffidenza perché «bisogna stare attenti, se passa come un inciucio un’operazione del genere farebbe crescere ancora di più il M5S». Difficile anche ipotizzare l’allargamen­to della coalizione del centrodest­ra, che sembra lontano dalla maggioranz­a assoluta, a gruppi sparsi: troppe variabili sono in campo. Così c’è la sensazione di non aver colto quella che poteva essere un’occasione enorme per riprendere le redini del Paese. Non che senta di avere qualcosa da rimprovera­rsi comunque, ● Giuliano Urbani, 80 anni, politologo, è stato tra i fondatori di Forza Italia. È stato due volte ministro, della Funzione pubblica e dei Beni culturali

iuliano Urbani, politologo, tessera n.3 di Forza Italia, già vicepresid­ente della bicamerale presieduta da D’alema. Il Rosatellum ha raggiunto il suo scopo?

«Se era quello di aggregare, mi pare proprio di no. Abbiamo tre Italie diverse che emergono dalle urne e nessuna sembra avere i numeri per essere autosuffic­iente al governo. Difficile fare peggio di così».

Il centrodest­ra tiene. Ma che ne è della rivoluzion­e liberale?

«Non è rimasto nulla. Del resto in questo Paese si fa fatica a perseguire interessi individual­i non perdendo di vista quello collettivo».

E Berlusconi come lo vede?

«Mi pare debba fare i conti dentro la propria coalizione, non è nella condizione di imporsi. Tramonta, mi pare, anche la candidatur­a di Antonio Tajani a premier».

Che accade se Salvini prevale su Berlusconi ?

«Una gran quantità di problemi con l’europa e con il Sud. Restando però nel centrodest­ra, se Salvini prevale è chiaro che lo scettro nella coalizione va a lui. Ma anche se non prevalesse, i rapporti all’interno dell’alleanza sono destinati a restare in forte fibrillazi­one».

Lei non pensa che Salvini sia più moderato di quello che abbia voluto apparire?

«Abbaiare porta voti ma mordere non consente di governare. Tutti si mettono la cravatta quando vanno a Palazzo Chigi».

Il M5S è pronto per il governo?

«Grillo ha deciso di sì: ha capito che doveva tesaurizza­re ora il consenso puntando a governare, o l’avrebbe perso».

Ma adesso i grillini dovranno aprire a qualche alleanza? Potrebbe essere con la Lega e Fratelli d’italia?

«Mi sento di escluderlo nel modo più assoluto. Lega e Fratelli d’italia non possono permetters­elo».

Come vede la prova elettorale del Pd?

«Non pare sia la batosta che qualcuno si aspettava. Non credo che Renzi verrà azzerato».

Berlusconi ha eredi?

«Non ne vedo».

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