Corriere della Sera

Lombardia, avanti Fontana Il Carroccio già esulta «È una vittoria storica»

Secondo i primi dati Dario Violi (M5S) avrebbe ottenuto il 17-21% Bonomi: si punti sulle imprese Basta incentivi a pioggia

- (a sinistra) Andrea Senesi Simona Ravizza

MILANO Pronostici confermati in Lombardia: il leghista Attilio Fontana sfrutta il vento favorevole al centrodest­ra e, stando agli exit poll, oggi sarà proclamato governator­e della Regione, succedendo al compagno di partito Roberto Maroni. Non c’è stata la rimonta sognata da Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e candidato del centrosini­stra (ma non di Liberi e uguali). Il distacco tra i due si conferma sostanzios­o: le rilevazion­i del Consorzio Opinio Italia per la Rai assegnano al candidato del centrodest­ra tra il 38 e il 42 per cento dei consensi e a Gori tra il 31 e il 35. Una media di sette punti di differenza. Tanti, probabilme­nte troppi per immaginare dallo scrutinio delle schede reali un ribaltamen­to del risultato. Discreto, anche se ampiamente al di sotto della media nazionale, sarebbe il risultato del candidato del M5S Dario Violi, (17-21 per cento), mentre Onorio Rosati (Leu) sarebbe attestato tra il 2 e il 4. Numeri che inducono già in serata Paolo Grimoldi, segretario regionale della Lega, a sfidare la scaramanzi­a: «Si prospetta una vittoria clamorosa, in Lombardia in particolar­e. Gori non pervenuto». «Mi sembra un buon risultato, ringraziam­o i lombardi per la loro partecipaz­ione alle urne», si limita a commentare con più prudenza il probabile presidente.

Il gran rifiuto di Roberto Maroni era arrivato subito dopo l’epifania. «Una scelta di vita», aveva provato a spiegare il presidente lombardo nel Per il centrodest­ra Attilio Fontana, 65 anni, ex sindaco di Varese Giorgio Gori, 57 anni, sindaco di Bergamo, corre per il centrosini­stra corso di un vertice ad Arcore, davanti al centrodest­ra riunito in tutta fretta. Il rapporto col segretario Matteo Salvini era deteriorat­o da tempo, il sospetto di molti che all’origine del passo indietro ci fosse anche la distanza politica consumata col partito di una vita. Nonostante i primi sondaggi commission­ati da Arcore non fossero in fatto di popolarità esaltanti, la soluzione individuat­a dal centrodest­ra aveva portato in poche ore al nome di Attilio Fontana, ex sindaco di Varese e fama da amministra­tore solido. L’esordio era stato però da brividi, quasi a voler smontare l’immagine di moderato: «La razza bianca è in via d’estinzione», s’era lasciato sfuggire l’avvocato varesino durante una diretta a Radio Padania. «Un infortunio lessicale», aveva spiegato dopo le polemiche, mostrandos­i sinceramen­te amareggiat­o per l’inciampo.

A sinistra intanto si era consumata la nuova divisione: Liberi e uguali aveva resistito agli appelli di un buon numero di padri nobili della sinistra e deciso per la corsa in proprio schierando per la presidenza l’ex sindacalis­ta della Cgil Onorio Rosati. I Cinque Stelle avevano invece puntato, dopo mini-primarie online, su un altro bergamasco, il 32enne Dario Violi, consiglier­e regionale uscente con un passato nella cooperazio­ne internazio­nale, che prometteva un assessorat­o all’anticorruz­ione da affidare a Giovanna Ceribelli, la commercial­ista che con le sue denunce aveva fatto scoppiare due anni prima il bubbone della sanità con l’arresto, tra gli altri, del leghista Fabio Rizzi. La campagna elettorale era poi sfilata via senza particolar­i sussulti. I temi? Aler e Trenord, i ticket della sanità e le liste d’attesa, gli immancabil­i clandestin­i da rimpatriar­e. Pochissimi i confronti diretti tra i candidati, a parte i dibattiti «comandati» alle tribune elettorali in Rai. Fontana che gioca in difesa e sfrutta il vento dell’election day, Gori che lo attacca parlando di «candidato fantasma» ma senza affondare veramente il colpo.

Il decimo presidente della Regione Lombardia dovrà ora essere, tra le tante cose, quello della ratifica della pre-intesa sull’autonomia firmata settimana scorsa da Roberto Maroni insieme ai «colleghi» di Veneto ed Emilia-romagna. Alla Lombardia il referendum consultivo sull’autonomia è costato 50 milioni di euro, i tablet usati per il voto elettronic­o non sono mai arrivati alle scuole, ma gli effetti di medio termine del «regionalis­mo differenzi­ato», garantisce Maroni,saranno di portata storica.

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Il tema delle infrastrut­ture non ha l’attenzione che merita. Ci sono imprese che hanno dovuto pagarsi le varianti d’opera per vedere costruiti viadotti sotto cui potessero passare i camion

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«Per chiunque sarà il prossimo governator­e della Lombardia la sfida è mettere al centro le imprese. Queste elezioni regionali sono viste come un passaggio particolar­mente importante per la regione motore d’italia: in gioco c’è l’attuazione dell’accordo preliminar­e per l’autonomia, appena siglato a Roma dopo il referendum del 22 ottobre». Carlo Bonomi, 51 anni, ai vertici di Synopo — azienda specializz­ata in apparecchi­ature elettromed­icali — è il presidente di Assolombar­da, l’associazio­ne confindust­riale milanese, che raduna 5.766 imprese, per un totale di 335.229 lavoratori.

La preintesa sull’autonomia riguarda quattro delle ventitré materie indicate nella campagna referendar­ia: lavoro, istruzione, ambiente e salute. In che modo il futuro governator­e dovrà giocarsi la partita e utilizzare gli eventuali maggiori margini di manovra per fare crescere la Lombardia?

«Bisogna riuscire sia a incrociare meglio

Il profilo Carlo Bonomi, 51 anni, imprendito­re, dall’aprile del 2017 è il presidente di Assolombar­da, l’associazio­ne confindust­riale tra le imprese di Milano, Monza e Brianza

la domanda e l’offerta di lavoro sia a formare di più le nuove figure profession­ali richieste dal mercato, che oggi non vengono trovate. Dall’anno accademico 2018-2019 a livello italiano saranno introdotte 15 "lauree profession­alizzanti" (con due anni di teoria e uno on the job): la Lombardia in partnershi­p con le imprese deve riuscire ad ampliare i nuovi percorsi di formazione. In contempora­nea, nella riqualific­azione profession­ale dei disoccupat­i, bisogna permettere ai giovani di acquisire nuove competenze al di là del mestiere che facevano in precedenza».

Quali sono, invece, le carte da spendere per i capitoli ambiente e salute?

«Manca innanzitut­to un piano clima per la Lombardia 2030, che non deve più essere raffigurat­a come una nuvola di smog sopra la Pianura Padana: così si riuscirebb­e a coniugare l’industria del futuro (con la green economy in primis) e il benessere dei cittadini».

Cos’altro va inserito nell’agenda delle priorità del nuovo governator­e lombardo?

«Purtroppo, come ha confermato anche la campagna elettorale appena terminata, il tema delle infrastrut­ture in Lombardia non ha l’attenzione che merita. Può sembrare paradossal­e eppure ci sono imprese che hanno la necessità di consegnare le merci, ma non hanno le strade adeguate per poterlo fare. Ci sono imprese che hanno dovuto pagarsi le varianti d’opera per vedere costruiti viadotti sotto cui potessero passare i camion. La competitiv­ità si gioca anche attraverso un sistema di infrastrut­ture efficiente».

Un altro punto di caduta del «modello lombardo» che il nuovo governator­e dovrà risolvere?

con il benessere dei cittadini

«Bisogna puntare ancora di più sulla ricerca scientific­a e l’innovazion­e, nonostante gli ottimi risultati già raggiunti: basta incentivi a pioggia, meglio quelli mirati».

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A Piacenza Il fondatore di Mdp Pier Luigi Bersani, 66 anni, ieri ha inserito la scheda con il talloncino antifrode

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