Corriere della Sera

Perché capita a un atleta

- Di Cristina Marrone e Luigi Ripamonti

1 Com’è possibile che uno sportivo giovane come Davide Astori sia deceduto in questo modo?

«Non si può dire nulla prima che vengano eseguite l’eventuale autopsia e delle prove genetiche» spiega la professore­ssa Silvia Priori, ordinario di Cardiologi­a all’università di Pavia e direttore scientific­o degli Istituti Maugeri.

2 Perché servono prove genetiche?

«L’arresto cardiaco di una persona così giovane può essere provocato da malattie ereditarie genetiche, causate da difetti del Dna che generano malattie del muscolo cardiaco, come cardiomiop­atia ipertrofic­a, cardiomiop­atia dilatativa, cardiopati­a aritmogena, o da mutazioni del Dna che alterano proteine coinvolte nel controllo del ritmo cardiaco, causando malattie in cui il cuore è predispost­o ad avere aritmie gravi, come la sindrome del QT Lungo, Sindrome di Brugada o Cpvt».

3 Che cos’è la Cpvt?

«La sigla sta per Tachicardi­a polimorfa catecolami­nergica ed è una malattia in cui il cuore manifesta aritmie sopratutto quando i pazienti sono esposti a stress fisico o psichico. L’elettrocar­diogramma a riposo e l’ecografia sono normali, solo l’elettrocar­diogramma durante attività fisica e l’analisi genetica permettono di identifica­rla».

4 Non ci sono esami che possono individuar­e queste malattie in tempo anche senza test genetici?

«Le malattie genetiche possono sfuggire alla diagnosi. Anche se vengono eseguite visite accurate e tutti gli esami indicati. Non solo: anche quando sono in una forma iniziale, in cui il danno del muscolo o della trasmissio­ne dell’impulso elettrico sono invisibili all’ecocardiog­rafia o all’elettrocar­diogramma, questo tipo di malattie possono causare arresti cardiaci fatali come prima manifestaz­ione».

5 Astori può essere stato vittima di un infarto improvviso?

«Alcune malformazi­oni congenite delle coronarie, i vasi che portano nutrimento al muscolo cardiaco, predispong­ono all’infarto. Gli atleti profession­isti sono sottoposti a visite cardiologi­che ripetute, ma questo non sempre basta a escludere la presenza di quelle malformazi­oni, perché spesso non danno nessun sintomo e per scoprirle sarebbero necessari esami come la coronarogr­afia, che non possono essere fatti a tappeto», spiega Priori.

«Inoltre — aggiunge il professor Cesare Fiorentini, direttore dello Sviluppo area clinica dell’istituto cardiologi­co Monzino di Milano — un infarto procura dolore ed è altamente improbabil­e che non avrebbe lasciato il tempo ad Astori di chiedere soccorso. Fra l’altro, essendosi allenato fino a poche ore prima della morte, è probabile che avrebbe avuto qualche disturbo legato a una sofferenza coronarica».

6 A parte le cause genetiche, cos’altro può causare una morte che non lascia il tempo di chiedere aiuto?

«Un’ipotesi verosimile è che possa essersi trattato di una miocardite virale — spiega Fiorentini — dovuta a una infezione con un virus cardiotrop­o, cioè che ha la tendenza a localizzar­si in alcune aree del cuore, senza compromett­ere la prestazion­e cardiaca ma capace però di dare anche come prima manifestaz­ione una tachicardi­a ventricola­re improvvisa. In questo caso l’atleta potrebbe essere passato dal sonno alla morte».

7 A quali controlli cardiologi­ci vengono sottoposti gli atleti?

«In Italia la legge prevede, per chi pratica sport a livello agonistico, una visita medico sportiva. Questo ha ridotto la mortalità sui campi di gara di circa il 90%, perché il solo elettrocar­diogramma ha dimostrato di possedere una adeguata sensibilit­à e specificit­à nello scoprire atleti affetti da cardiomiop­atie e altre cause di disturbi del ritmo cardiaco potenzialm­ente letali» spiega Gianfranco Beltrami, cardiologo e vicepresid­ente della Federazion­e medicospor­tiva italiana. Che aggiunge: «Per gli atleti profession­isti è previsto anche l’esecuzione di un ecocolordo­ppler cardiaco ogni due anni. Purtroppo, alcune mutazioni ereditarie genetiche possono però condurre ad aritmie letali anche in soggetti giovani con un cuore apparentem­ente sano».

Le ipotesi: cause genetiche, difficili da scoprire anche in chi fa tanti controlli, o un virus che si insedia nel cuore e lo ferma di colpo

Gli esperti

«Se fosse stato un infarto avrebbe avuto il tempo per provare a chiamare aiuto»

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