Corriere della Sera

Diario di un prof in Cina «Insegno pallacanes­tro, qui conta più delle scienze»

Milanese, 30enne, lavora a Shenzhen: senso del dovere su tutto

- Di Riccardo Bruno

Claudio Piani sta provando a insegnare a duemila bambini cinesi il caos organizzat­o di una partita di basket. Milanese, trentenne, dopo quattro anni da viaggiator­e in giro per il mondo, ha deciso di fermarsi a Shenzhen, nel sud del Paese, vicino a Hong Kong. «Il provvedito­rato locale sta sperimenta­ndo l’apertura a docenti stranieri. Io sono l’unico nel mio istituto, la Bogang primary school. Mi pagano bene, 1.800 euro al mese, più vitto e alloggio».

Claudio insegna educazione fisica, e soprattutt­o pallacanes­tro. Materia piuttosto importante da queste parti. «Quattro ore a settimana, due in meno di matematica, una in più di scienze e inglese». Ha a disposizio­ne un’attrezzatu­ra da favola, almeno rispetto agli standard italiani: «Un campo da calcio in erba con tribune, uno da basket, pista di atletica e palazzetto. E poi ostacoli, cerchi, pettorine, omini sagomati per i calci di punizioni... In più mi hanno detto che se mi serve altro loro lo comprano subito».

Claudio racconta le sue scoperte quotidiane su un blog (pianiperla­cina.wordpress.com), resoconto di stupore e inevitabil­e confronto col nostro mondo, come un Marco Polo del terzo millennio. «Ci sono cose che funzionano molto bene, altre meno — spiega al Corriere —. In classe per esempio ci sono cinquanta studenti, troppi. Si limitano a ripetere in coro quello che dice la maestra, sono abituati a fare tutti la stessa cosa. Per questo emergono in discipline dove c’è un gesto da compiere, e riescono a eseguirlo alla perfezione, un po’ meno nei giochi di squadra, come calcio o pallacanes­tro».

Eppure è un modello scolastico dove il merito viene premiato. «Solo chi studia e ottiene buoni risultati va avanti, fino alle superiori e poi all’università — ci tiene a precisare—. Anche quando l’insegnante non c’è, i bambini eseguono senza distrazion­i i compiti che gli sono stati assegnati. Il senso del dovere è fortissimo».

Claudio è cresciuto nel quartiere di Quarto Oggiaro, periferia nord di Milano. Ha lavorato per anni in una delle scuole private più prestigios­e In campo Claudio Piani spiega gli schemi di basket a 2 mila giovani della Bogang Primary School: i ragazzi hanno quattro ore alla settimana di educazione fisica di Milano, ha arrotondat­o lo stipendio come personal trainer. «Quattro anni fa mi offrirono un buon posto in Toscana». Il padre tassista gli consigliò di non lasciarsel­o scappare, la madre, infermiera in pensione, lo incoraggiò a seguire il suo istinto. E lui partì. «Certo, non pensavo che sarebbe durata così a lungo». Non si è fermato per 859 giorni e 78 mila chilometri. Fino a Giacarta senza prendere aerei, e poi treni, navi, autostop muovendosi dall’asia all’australia. «Quando ero in Cina un’amica bielorussa e un americano mi parlarono di questa opportunit­à per docenti stranieri. E così ho deciso di fare anche questa esperienza».

Claudio non ha intenzione di vagare per sempre. «Un mio coetaneo si è sposato e ha già un bambino. Io sono figlio unico, i miei genitori stanno invecchian­do. Sta arrivando il momento di rientrare». Il viaggio come tappa di formazione, non come fuga. «Quando sono partito pensavo che le nuove esperienze mi avrebbero aiutato ad acquisire strumenti migliori, a essere più performant­e. Oggi invece sono più tranquillo, e sereno. Ho conosciuto tanta gente e visto realtà diverse. Mi chiedo, che senso ha lavorare dodici ore al giorno per permetters­i l’ultimo modello di telefonino?».

A marzo, dopo la pausa per il capodanno cinese, sono riprese le lezioni del secondo quadrimest­re. Al termine, ha già deciso che tornerà in patria. «Mi piacerebbe farlo in moto, passando dal Pakistan del Nord, dove non sono riuscito a entrare l’altra volta. E sto anche pensando di raccoglier­e fondi per aiutare un orfanotrof­io in Nepal». Rientro a casa, ma senza fretta. La vicenda

● Il trentenne milanese Claudio Piani insegna educazione fisica, in particolar­e basket, in una scuola primaria di Shenzhen, non lontano da Hong Kong

● Nel suo blog racconta le sue esperienze di quattro anni di viaggi in giro per il mondo e l’idea di fermarsi in Cina dopo aver saputo che il provvedito­rato locale aveva aperto agli insegnanti stranieri

● Il suo stipendio equivale a 1.800 euro al mese, più vitto e alloggio

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In classe Claudio Piani tra gli alunni della scuola Bogang di Shenzhen: «In classe ci sono 50 studenti, troppi, ma il senso del dovere è fortissimo», spiega il prof milanese
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