Diario di un prof in Cina «Insegno pallacanestro, qui conta più delle scienze»
Milanese, 30enne, lavora a Shenzhen: senso del dovere su tutto
Claudio Piani sta provando a insegnare a duemila bambini cinesi il caos organizzato di una partita di basket. Milanese, trentenne, dopo quattro anni da viaggiatore in giro per il mondo, ha deciso di fermarsi a Shenzhen, nel sud del Paese, vicino a Hong Kong. «Il provveditorato locale sta sperimentando l’apertura a docenti stranieri. Io sono l’unico nel mio istituto, la Bogang primary school. Mi pagano bene, 1.800 euro al mese, più vitto e alloggio».
Claudio insegna educazione fisica, e soprattutto pallacanestro. Materia piuttosto importante da queste parti. «Quattro ore a settimana, due in meno di matematica, una in più di scienze e inglese». Ha a disposizione un’attrezzatura da favola, almeno rispetto agli standard italiani: «Un campo da calcio in erba con tribune, uno da basket, pista di atletica e palazzetto. E poi ostacoli, cerchi, pettorine, omini sagomati per i calci di punizioni... In più mi hanno detto che se mi serve altro loro lo comprano subito».
Claudio racconta le sue scoperte quotidiane su un blog (pianiperlacina.wordpress.com), resoconto di stupore e inevitabile confronto col nostro mondo, come un Marco Polo del terzo millennio. «Ci sono cose che funzionano molto bene, altre meno — spiega al Corriere —. In classe per esempio ci sono cinquanta studenti, troppi. Si limitano a ripetere in coro quello che dice la maestra, sono abituati a fare tutti la stessa cosa. Per questo emergono in discipline dove c’è un gesto da compiere, e riescono a eseguirlo alla perfezione, un po’ meno nei giochi di squadra, come calcio o pallacanestro».
Eppure è un modello scolastico dove il merito viene premiato. «Solo chi studia e ottiene buoni risultati va avanti, fino alle superiori e poi all’università — ci tiene a precisare—. Anche quando l’insegnante non c’è, i bambini eseguono senza distrazioni i compiti che gli sono stati assegnati. Il senso del dovere è fortissimo».
Claudio è cresciuto nel quartiere di Quarto Oggiaro, periferia nord di Milano. Ha lavorato per anni in una delle scuole private più prestigiose In campo Claudio Piani spiega gli schemi di basket a 2 mila giovani della Bogang Primary School: i ragazzi hanno quattro ore alla settimana di educazione fisica di Milano, ha arrotondato lo stipendio come personal trainer. «Quattro anni fa mi offrirono un buon posto in Toscana». Il padre tassista gli consigliò di non lasciarselo scappare, la madre, infermiera in pensione, lo incoraggiò a seguire il suo istinto. E lui partì. «Certo, non pensavo che sarebbe durata così a lungo». Non si è fermato per 859 giorni e 78 mila chilometri. Fino a Giacarta senza prendere aerei, e poi treni, navi, autostop muovendosi dall’asia all’australia. «Quando ero in Cina un’amica bielorussa e un americano mi parlarono di questa opportunità per docenti stranieri. E così ho deciso di fare anche questa esperienza».
Claudio non ha intenzione di vagare per sempre. «Un mio coetaneo si è sposato e ha già un bambino. Io sono figlio unico, i miei genitori stanno invecchiando. Sta arrivando il momento di rientrare». Il viaggio come tappa di formazione, non come fuga. «Quando sono partito pensavo che le nuove esperienze mi avrebbero aiutato ad acquisire strumenti migliori, a essere più performante. Oggi invece sono più tranquillo, e sereno. Ho conosciuto tanta gente e visto realtà diverse. Mi chiedo, che senso ha lavorare dodici ore al giorno per permettersi l’ultimo modello di telefonino?».
A marzo, dopo la pausa per il capodanno cinese, sono riprese le lezioni del secondo quadrimestre. Al termine, ha già deciso che tornerà in patria. «Mi piacerebbe farlo in moto, passando dal Pakistan del Nord, dove non sono riuscito a entrare l’altra volta. E sto anche pensando di raccogliere fondi per aiutare un orfanotrofio in Nepal». Rientro a casa, ma senza fretta. La vicenda
● Il trentenne milanese Claudio Piani insegna educazione fisica, in particolare basket, in una scuola primaria di Shenzhen, non lontano da Hong Kong
● Nel suo blog racconta le sue esperienze di quattro anni di viaggi in giro per il mondo e l’idea di fermarsi in Cina dopo aver saputo che il provveditorato locale aveva aperto agli insegnanti stranieri
● Il suo stipendio equivale a 1.800 euro al mese, più vitto e alloggio