«Io sono come Geppetto con le mani creo la vita Ma ancora non mi so vestire»
Il designer: ogni notte nei miei sogni compare Milano
lessandro Mendini è uno che non sa resistere: se fa una sedia dalle lunghe gambe e con la schiena sinuosa, poi deve metterle un paio di occhi spalancati. Crea un cavatappi e non può fare a meno di aggiungere una bocca sorridente e braccia da mannequin. Ecco perché il loft milanese dove l’architetto 86enne vive e lavora si apre alla vista come un teatro di marionette di raffinato design. E lui, bianco e sorridente, compare come un elfo tra colori, specchi, forme bizzarre. Porta un collo alla coreana e gli occhiali tondi. Come da almeno cinquant’anni a questa parte.
Cominciamo dal suo guardaroba?
«Ma io non mi so vestire. Come lei ha notato, porto lo stesso abito da sempre. Prima andavo a rifornirmi da Brigatti, che oggi non c’è più. Al suo posto c’è Dolce & Gabbana».
E quindi dove va adesso?
«Vago senza meta. Se mi vedete perso per Milano, sto cercando abiti. In fondo io sono stato un contestatore nei tempi giusti. Oggi sono soltanto un milanese della borghesia. Bisogna imparare a essere invisibili».
E si può imparare anche a essere dissacranti come lei?
«Lo si diventa per forza se, come me, si è cresciuti in una casa piena di opere d’arte».
Già, quella che oggi è la casa museo Boschi Di Stefano. Campigli, Casorati, Funi...
«Ma lì c’è anche l’annunciazione di Alberto Savinio, dove l’annunciata ha un irriverente becco. Ecco, la mia ironia forse ha preso forma in quella dimora dove vivevamo io e la mia famiglia e la famiglia dei miei zii, i Boschi Di Stefano, appunto, che hanno raccolto la collezione. Poi questa è stata donata al Comune, anche se alcune cose sono rimaste a noi. Vede quella lampada? Firmata da Portaluppi, viene da lì».