Corriere della Sera

La grande bellezza diverte ma non vince

- Di Cristiano Gatti

La grande bellezza non se la passa bene, almeno dalle parti del calcio italiano. In una settimana, gli spottoni del made in Italy migliore sono miserament­e saltati. Napoli, Lazio, Atalanta: nel giro di pochi giorni lavorativi, il bilancio della ditta Bellezza vede Napoli e Atalanta fuori dall’europa, Atalanta e Lazio fuori dalla Coppa Italia (il Napoli pure, prima ancora), Lazio e Napoli battuti nelle sfidissime del campionato con Juve e Roma. Non è il caso di stare qui a fare le pulci sui singoli risultati: resta la musata clamorosa di un sistema. Non può essere una coincidenz­a. Sappiamo benissimo che non lo è. Si tratta di una questione ideale e filosofica, se vogliamo sfiorare il ridicolo depredando questi termini alle faccende serie: riemerge il dubbio antico su quanto convenga e quanto costi giocare bene, divertirsi e divertire, creare emozione e spettacolo. La convinzion­e di questa corrente è marmorea: non si arriva al risultato senza il gioco. A memoria d’uomo, l’avanguardi­a di questo movimento resta la grande Olanda di Cruijff, impareggia­bile macchina da gol, ma inesorabil­mente passata alla storia con quello che anni dopo sarebbe diventato lo sprezzante timbro di Mourinho, zero tituli. C’è poco da discutere: la grande bellezza paga la vista, ma vincono gli altri. I brutti e cattivi. Messo così, anche il crollo di Napoli, Lazio e Atalanta confermere­bbe il fallimento di un sistema e dei suoi poetici valori. Sembrerebb­e di dover portare i libri in tribunale. Fine dell’estetica a mani vuote, avanti con cinismo e concretezz­a. Ma la tentazione della grande bellezza è troppo forte, perché si possa pensare di resisterle tanto facilmente. Persino il successo può venire a noia: la bellezza, mai.

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(Getty Images) Napoli Maurizio Sarri

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