Corriere della Sera

Il rebus di Rossi sempre in salita

- Di Alessandro Pasini

Come Bill Murray in quel film, Valentino si sveglia la mattina, va in pista, vive sempre lo stesso giorno e racconta sempre la stessa storia: la mia moto è un mistero che vaga senza identità fra alti, bassi e zero certezze. La discontinu­ità era il limite della Yamaha M1 nel 2017 e, dopo i test invernali, pare anche il limite di inizio 2018. Colpa del diverso consumo delle gomme a seconda delle situazioni tecniche o climatiche. «Qui cambia tutto non da un giorno all’altro, ma dal mattino al pomeriggio...». E infatti a Losail in Qatar — dove si è svolto l’ultimo test e dove scatterà il Mondiale Motogp il 18 marzo — Rossi è andato maluccio di giorno e bene di sera. Poiché la gara sarà di sera, nel deserto può volare ottimista. Ma poi, negli altri 18 Gp, che gli accadrà? E qui c’è la differenza, al momento notevole, fra lui e gli altri. Non solo con Dovizioso (il più in forma e il favorito per Losail, lui sì in crescita dopo lo straordina­rio 2017) o con Marquez (ancora candidato numero uno al titolo), ma persino con Zarco, outsider che guida una Yamaha satellite vecchia di due anni. Loro hanno la cosiddetta base buona un po’ per tutte le piste, Rossi no. Un rebus ritrito che prelude a un’altra stagione in salita e impone una soluzione rapida. Correre così fino al 2020 non sarebbe bello.

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