Corriere della Sera

Cassano: piango Astori Anch’io ho avuto paura

Il fantasista: ingiusto morire così, ma so che i controlli funzionano

- di Giampiero Timossi

«Davide Astori è una persona a modo, sempre gentile, incapace di dire una parola fuori posto, uno che sa stare al mondo». Antonio Cassano dice è, usa sempre il tempo presente e lo fa anche perché è «sconvolto, anzi sono oltre, non saprei neanche io dire come mi sento in questi giorni».

Cassano non è mai stato un calciatore qualunque e non ha mai detto cose qualunque, «non voglio sembrare retorico, non lo sono mai stato». Non lo sarà. «Ora il vento ha spazzato via qualche nuvola» e lui passeggia con la moglie Carolina Marcialis e i figli, davanti al mare di Quarto dei Mille. Carolina prima sussurra, perché è una donna riservata e una pallanuoti­sta che ama parlare poco: in vasca il fiato serve per superare le avversarie. Poi però esclama: «Che tragedia, non oso immaginare lei, povera ragazza». Lei è Francesca Fioretti, la compagna di Astori. E la moglie di Cassano prova a far uscire le parole: «Ricordo quando mi chiamò Tavana, allora dottore del Milan. Ci ho pensato tutto il giorno e mi sento come vuota».

E lei Cassano come si sente?

«Molto triste, perché Davide era un amico che avevo incontrato tante volte in Nazionale. Un amico di 31 anni, nessuno dovrebbe morire a quell’età. E poi mi sento anche strano, certo: tutti sanno quello che mi è accaduto nel novembre 2011, quando giocavo con il Milan».

Un malore mentre volava con la squadra, di ritorno da Roma, quindi un intervento per chiudere il «forame ovale pervio» (una patologia cardiaca congenita ndr), il ritorno in campo.

«Ora sto bene, benissimo. In azzurro Antonio Cassano durante un allenament­o agli Europei del 2012 Certo il mio è stato un problema completame­nte diverso, comune al 30% degli italiani. Mi hanno inserito un “ombrellino” e problema risolto. Ma la gente, ovviamente, ricorda quello che mi accadde. Probabilme­nte è anche per questo che mi ferma per strada e mi chiede “lo conoscevi?”. Era già successo con la morte del povero Morosini. Succedeva quest’estate per i problemi al cuore dell’ex sampdorian­o Schick. So che mi fanno questa domanda per dimostrarm­i il loro affetto ed è anche per questo che rispondo a tutti».

Però?

«Però quella domanda mi fa male, perché conoscevo quei ragazzi, la loro passione. E poi sì, mi fa male perché mi La vicenda

● Nel 2011 Antonio Cassano è vittima di «un’ischemia transitori­a» dopo una trasferta con il Milan

● Viene operato al cuore per chiudere un «forame ovale pervio», causa dell’ischemia ricorda quei momenti. Difficili per me e soprattutt­o per chi mi vuole bene, per la mia famiglia».

Come può succede una cosa del genere a sportivi che fanno tanti controlli medici?

«Ripeto, non si può morire a 31 anni. Però purtroppo è successo e può succedere. Anche se i controlli si fanno e sono attenti, ma certe cose non si possono individuar­e, me lo hanno spiegato con attenzione quando è capitato a me».

Non servirebbe una maggiore attenzione?

«No, per me i controlli sono sempre attenti. A 35 anni un po’ d’esperienza ce l’ho».

A 35 anni che vuole fare Cassano?

«Voglio ancora giocare, il cuore sta bene: dopo due anni sopra il mio “ombrellino” si è formata la carne, significa che è tutto in regola. Aspettiamo giugno, se mi vogliono e mi vogliono davvero bene. Altrimenti troverò un altro lavoro, credo mi piacerebbe fare il direttore sportivo. E comunque resto ottimista, sempre».

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