Corriere della Sera

La corona d’alloro

- di Massimo Gramellini

Quando l’archeologo Enzo Lippolis ne assume la direzione, il dipartimen­to di scienze antiche della Sapienza di Roma si trova al centunesim­o posto delle graduatori­e mondiali. In sei anni lui e la sua squadra lo portano al primo, mettendo in fila Harvard, Oxford e Cambridge. Uno di quei miracoli di nicchia che riescono solo agli italiani, capaci di partorire laboratori d’avanguardi­a dentro il caos di certe università. Lippolis viene invitato a festeggiar­e l’impresa in television­e e sabato si presenta negli studi Rai di Milano con le guance rubizze sotto la barba da scienziato buono. È di Taranto, vive a Bologna e lavora a Roma, dopo avere scavato a Pompei: nella sua biografia si specchia l’italia intera. Mentre l’attrice Cristiana Capotondi gli cinge il capo con la corona d’alloro, sorride come un bambino che sa di avere fatto i compiti. Prima di salire sul taxi che lo porterà in stazione, ringrazia la vita: «Oggi sono felice». Scende a Milano Rogoredo, fa una decina di passi, e poi. Aveva 63 anni. Il doppio di quelli del capitano della Fiorentina, ma sempre troppo pochi per accettare un finale così brusco e inaspettat­o. Il bisogno di dare un senso all’incomprens­ibile ti fa sperare che ogni cuore abbia un numero di battiti preordinat­o e che Lippolis abbia esaurito i suoi in tempo utile per compiere la missione che gli era stata assegnata. Di sicuro c’è solo che se n’è andato come gli antichi eroi. In un giorno felice, con in testa una corona di alloro.

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