Corriere della Sera

Renzi non lascia subito, lite nel Pd

«Dimissioni dopo il nuovo esecutivo, nessun patto con gli anti-sistema». Di Maio apre: confronto con tutti Berlusconi: tocca al centrodest­ra. Salvini: ho il diritto-dovere di governare. Zingaretti annuncia la vittoria

- Maria Teresa Meli

Renzi si dimetterà dalla segreteria del Pd solo quando ci sarà un governo. Berlusconi chiede che l’incarico venga dato al centrodest­ra. Di Maio: confronto con tutti.

ROMA guida dimissioni convocata affollatis­sima In Poi una il Matteo del percorso l’assemblea chiarisce conferenza Pd. per in Formalizze­rà il Renzi una lunedì leader congressua­le. subito Direzione nazionale, lascia stampa prossimo. dimissiona­rio che la le prevista per il 15 aprile, avvierà però se ne andrà solo dopo la due Camere. «Sarò io — spiega ai suoi — a gestire le trattative formazione l’elezione un Dunque, addio con sì, il perché con dei Quirinale». quello presidenti del rilancio. erano governo di Renzi inevitabil­i, Dimissioni delle è e giornalist­i ad annunciare E ma infatti nessun non l’incontro che gli passo serve lascerà indietro. con solo la i guida stoppare del il il Partito partito, tentativo democratic­o ma di anche coinvolger­e a in un governo 5 stelle. con Non il a Movimento caso, quindi, quasi il leader subito uscente in conferenza precisa stampella stampa: delle «Non forze saremo anti-sistema. la di noi, Fate se ne il siete governo capaci, senza il nostro posto in questa legislatur­a è all’opposizion­e».

Non si fida dei movimenti della minoranza di Andrea Orlando, Matteo Renzi, ma nemmeno delle possibili manovre di pezzi della sua stessa maggioranz­a. I renziani, per esempio, sono convinti che Dario Franceschi­ni abbia in animo di farsi eleggere presidente della Camera con l’appoggio dei grillini.

E per mettere ulteriorme­nte i puntini sulle i e bloccare le manovre dei maggiorent­i del Pd, che tutto ieri hanno cercato di imporgli un reggente e una linea diversa, Renzi spiega: «Il nuovo segretario lo sceglieran­no le primarie, non ci sarà un reggente scelto in un caminetto. Ci sarà un congresso vero e serio dove ci si confronter­à in modo definitivo». Dunque, non ci sarà una transizion­e con il vicesegret­ario Maurizio Martina, come pure sembrava in mattinata quando alle dieci Renzi ha comunicato ai big del Pd la decisione di dimettersi.

Ma quello del segretario uscente in conferenza stampa è anche un messaggio a Mattarella: «Già una volta abbiamo sbagliato — spiega ai suoi Renzi — a non andare alle elezioni nel 2017 per seguire le indicazion­i del Quirinale, ora non faremo altri errori». E nel suo incontro con i giornalist­i Renzi ricorda quel passaggio, con una frase che suona critica non solo nei confronti di Mattarella, ma anche dello stesso presidente del Consiglio: «Si è voluto andare avanti con il governo Gentiloni e con un profilo troppo tecnico che non aveva anima».

«Niente inciuci», è la parola d’ordine di Renzi, che annuncia: «La mia non è una fuga, farò il senatore semplice». Ma c’è chi sospetta che invece, sotto sotto, intenda ricandidar­si al prossimo Congresso. «Non è così», assicura lui a tutti. E nega anche di voler mettere in piedi un’operazione alla Macron con i parlamenta­ri a lui fedeli. Anche se con i suoi Renzi non nega che qualcosa dovrà cambiare: «Siamo in un’epoca nuova in cui la sinistra come l’abbiamo conosciuta rischia di scomparire».

Come era ovvio, in conferenza stampa il segretario dimissiona­rio, sottolinea la «sconfitta netta» del Partito democratic­o, dovuta, secondo lui, anche al fatto che «in questa campagna elettorale siamo sembrati fin troppo tecnici». Poi non risponde alle domande dei giornalist­i e dopo mezz’ora se ne va. Si prepara ad affrontare lo scontro interno, che sarà durissimo, come si evince dalle dichiarazi­oni degli esponenti della minoranza, ma anche della maggioranz­a interna che contestano le modalità delle sue dimissioni.

«Vedrete che ci sarà da divertirsi», sorride lui quando, dopo l’incontro con i rappresent­anti della stampa, si chiude nuovamente in una stanza con i fedelissim­i. Eppure Renzi sa che non sarà facile. «Tanti dei nostri di fronte alla promessa grillina di una legislatur­a intera senza elezioni anticipate potrebbero sfilarsi», osserva preoccupat­o qualcuno al Nazareno. Ma il segretario uscente del Pd commenta sicuro con i suoi: «Lo scontro ci sarà, però vedrete che reggeremo».

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