Corriere della Sera

«Matteo poco umile Ora serve il dialogo per la legge elettorale»

- Di Antonella Baccaro

ROMA Gianni Cuperlo, esponente della minoranza del Pd, si aspettava le dimissioni dilazionat­e di Renzi?

«Dal segretario di un partito che esce pesantemen­te sconfitto dal voto, mi sarei atteso un’assunzione di responsabi­lità, come classe dirigente, che non passasse solo dall’affermazio­ne: “Prendo atto e me ne vado” ma da un’analisi dei limiti dell’azione condotta in questi anni».

Invece.

«Invece la sensazione è stata L’ex presidente del Partito democratic­o Gianni Cuperlo, 56 anni, esponente della sinistra del Pd quella di una rivendicaz­ione delle buone cose fatte (e ce ne sono) ma tornando, e lo trovo incomprens­ibile, a una riforma costituzio­nale che l’elettorato ha bocciato e che, a suo dire, avrebbe potuto arginare la situazione attuale».

Renzi accusa Mattarella di non aver concesso due finestre elettorali più favorevoli.

«Passaggi francament­e inaccettab­ili. Come anche la scelta di rinviare le dimissioni a dopo la formazione del nuovo governo».

Cosa avrebbe dovuto fare?

«Abbassare i toni, analizzare con umiltà un risultato che spinge il Pd al punto più basso, portandolo vicino al rischio implosione. Dico a Renzi: la campagna elettorale è finita, non possiamo aprirne subito un’altra. Abbiamo due sentieri davanti: ricostruir­e il rapporto col Paese cercando di capire cosa si sia spezzato nel nostro legame con l’elettorato. E affrontare il nodo di una riforma elettorale che non consente la formazione di una maggioranz­a».

Il segretario paventa i “caminetti”. Ha ragione?

«Nessuno chiede i caminetti, ma di fronte a una succession­e di sconfitte fino a questa, non si può pensare di risolvere un grumo di problemi con una nuova conta, o solo con primarie che riproducan­o meccanismi già visti».

Renzi ha schierato il Pd all’opposizion­e. Condivide?

«All’opposizion­e ci hanno mandato i cittadini. Il dato di fatto è che dalle urne non è uscita una maggioranz­a. Allora forse è il caso di esaminare proposte di riforma elettorale. Ma in maniera condivisa, non con l’approccio “faccio come mi pare e voi approvate”».

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Un leader che perde così male non basta che dica: prendo atto, me ne vado Serviva un’analisi dei limiti di quanto fatto in questi anni

Quindi lei apre a un confronto con gli altri partiti?

«Non mi sfugge che abbiamo alle spalle una campagna elettorale dai toni aspri e che se qualcuno ti chiama “mafioso” poi è difficile parlarci. Ma qui il problema è un po’ diverso: c’è un centrodest­ra a guida sovranista capace, se lo si lascia fare, di spostare l’italia su pericolose posizioni antieurope­iste. E c’è un movimento che ha fatto della purezza incontamin­ata la sua cifra. Bisogna trovare un equilibrio di governo o almeno affrontare la riforma elettorale».

Zingaretti ha vinto. Non sarà un segnale?

«Mi sono battuto contro la scissione perché sapevo che ci avrebbe indebolito. Il risultato di Leu è particolar­mente deludente e riflette una difficoltà della sinistra in tutta Europa. É una sfida enorme da affrontare insieme».

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Minoranza

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