Salvini: lavoro per avere maggioranza e incarico Ma teme il «tradimento»
Il segretario: ci sono eletti che verranno, senza alleanze strane Il sospetto che FI cerchi il Pd per un governo con un’altra guida Siri: M5S pauperista Abbiamo idee diverse
MILANO Matteo Salvini disegna nell’aria una N e una O: «Mi chiedono: andresti al governo con Luigi Di Maio? La risposta è no». Il leader leghista vuole sgomberare il campo da ogni possibile equivoco: «Ho letto ipotesi bizzarre. Ma la squadra è quella del centrodestra. La stessa con cui abbiamo giocato la partita».
Più in generale, Matteo Salvini esclude «governi di scopo, governi tecnici, a tempo o istituzionali anche se io ho il dovere di parlare con tutti». Senza dimenticare che «la Lega ha vinto all’interno della coalizione e rimarrà alla guida del centrodestra». Quindi, palla al Quirinale: «Sceglierà il presidente della Repubblica il presidente del Consiglio più vicino alla realtà: la nostra squadra è quella a cui mancano meno numeri». Inoltre, «a seggi chiusi, lavoreremo perché la squadra arrivi ad essere maggioranza».
Ma su chi intende puntare il leader leghista per costruire la maggioranza parlamentare del governo Salvini? «Non fatemi fare nomi» dice. Ma, aggiunge parlando con La7, «l’obiettivo è che la squadra di centrodestra offra la sua proposta di governo a chi è disposto a firmarla. E io sono convinto che ci siano eletti all’estero o in Italia che a fronte dei dieci punti del programma del centrodestra diranno “sì, ci sono”, senza bisogno di inventare alleanze strane».
Primo incontro tra tutti, quello con Silvio Berlusconi: il faccia a faccia avviene nel primo pomeriggio. Non tutto forse va per il meglio, dato che a sera i leghisti annotano con un certo nervosismo il fatto che nel comunicato diffuso dal leader di Forza Italia non ci sia alcun riferimento al fatto che — avendo la Lega superato gli azzurri — l’alleanza dovrebbe puntare come un sol uomo sull’incarico a Salvini. La nota da Arcore, invece, si limita ad affermare che con «questo risultato le forze del centrodestra potranno rafforzare la coalizione che dovrà ottenere il mandato di governare l’italia per far ripartire il nostro Paese».
C’è un sospetto che non abbandona molti leghisti. E cioè, che Forza Italia non abbia ancora smesso di puntare sull’appoggio esterno del Partito democratico (o di una sua parte) a un governo di centrodestra. Guidato sì da un leghista, ma non da Salvini. Cosa che, dicono i suoi sostenitori, a Berlusconi premerebbe non soltanto per non risultare secondo, ma anche per le sue relazioni con il Partito popolare europeo.
Del resto, mastica amaro un dirigente di via Bellerio, «la colpa è sempre di Berlusconi che non ha voluto un bel maggioritario vero ma il solito brodo proporzionale. E perché? Proprio per continuare ad inciuciare». Chi certamente vede l’insidia e non ha alcuna intenzione di farsi tirare in mezzo è il governatore veneto Luca Zaia. Che difatti mette, una volta di più, le mani avanti: «Non ho dubbi sul fatto che il mandato di formare il nuovo governo debba essere assegnato dal presidente della Repubblica a Matteo Salvini». L’altra preoccupazione è che un Partito democratico non più guidato da Matteo Renzi possa fornire a un eventuale governo Di Maio i numeri per presentarsi in Parlamento ad eleggere, per cominciare, i presidenti delle due Camere. Il che non impedisce a Matteo Salvini di gioire via social per le dimissioni, sia pur dilazionate nel tempo, dell’ex premier: «Renzi si è dimesso, grazie Italia! Vi voglio bene amici». Insomma, grande attesa in vista di venerdì, quando Salvini riunirà a Milano tutti i suoi eletti per dare la linea.
Ieri, nel pomeriggio, momenti di tensione fuori dal quartier generale della Lega di via Bellerio. Un 54enne già noto alle forze dell’ordine per precedenti per droga e contro il patrimonio è stato arrestato dopo aver minacciato con una accetta da 50 centimetri un tecnico di Radio Padania al grido di «Leghista di m...». Il partito
● La Lega Nord nasce nell’89. Umberto Bossi ne è il fondatore e per più di 20 anni il segretario federale
● Nel 2012 subentra alla guida della segreteria Roberto Maroni, cui poi succede Matteo Salvini dal 2013
● Alle elezioni politiche del febbraio 2013 la Lega Nord ottiene il 4,1% dei voti. Con il voto di domenica scorsa il Carroccio è arrivato a quota 17,4%, con un incremento del 13,3%
«Una volta che il presidente Mattarella avrà assegnato l’incarico, noi siamo pronti». Armando Siri è Mister flat tax. Neo parlamentare, è lo stretto collaboratore di Matteo Salvini che ha adattato all’italia il modello di tassazione lanciato dal politologo Usa Alvin Rabushka.
Il centrodestra non ha i numeri per sostenere un governo. Quale è l’idea?
«Noi aspettiamo che sia chiara la composizione delle Camere. Tra l’altro, al Senato abbiamo numeri molto più favorevoli. Poi, ci rimetteremo alle determinazioni del capo dello Stato».
Voi dite che sarete pronti, ma dove si possono trovare i voti per una maggioranza?
«Matteo Salvini parlerà con tutti, come deve fare un presidente del Consiglio incaricato. L’ottica è quella del rispetto del nostro
Chi è Armando Siri 45 anni, giornalista, è tra i più stretti collaboratori di Matteo Salvini
programma. La guida è l’essere coerenti con quanto abbiamo promesso agli elettori».
È proprio impensabile un accordo con il Movimento 5 Stelle? Ci sono contatti?
«No, nessun contatto. Per il momento il dialogo è esclusivamente all’interno della coalizione. La verità è che noi abbiamo un’idea molto diversa del Paese, loro hanno una concezione pauperista e assistenzialista non orientata al lavoro, alla crescita e certamente non alla riduzione delle tasse».
È possibile che il centrodestra tenti un governo di minoranza che cerca in Parlamento i voti volta per volta?
«Francamente, io non credo che noi si possa sostenere un governo che si limiterebbe a vivacchiare. Sulla riforma del Fisco, anche se in privato molti dicevano di approvare la flat tax, pubblicamente l’hanno combattuta».
In caso di impossibilità a formare il governo, sosterreste un governo per rifare la legge elettorale?
«Proprio no. La legge elettorale si può fare senza nessun governo di scopo. Si insediano le Camere e i loro presidenti e si fa tutto in commissione Affari costituzionali».
Per una legge elettorale ci vuole
una maggioranza.
L’aggressione Attimi di paura per un dipendente della Lega minacciato con una accetta da un uomo
«Credo che un maggioritario potrebbe finalmente essere la soluzione».