Corriere della Sera

Seconda Repubblica, tramonto improvviso come accadde nel ’94

Rottamati i rottamator­i, prima rimonta fallita dal Cavaliere Il 4 marzo una classe dirigente è stata sommersa dal «nuovo»

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Seconda Repubblica, patisce una sconfitta umiliante in Puglia. Pier Luigi Bersani chiude il suo ciclo politico, Maurizio Crozza dovrà fare a meno di lui. E Vasco Errani, Enrico Rossi, i sindaci come Zanonato: capitolo chiuso. I grandi collettori di voti del Sud che sono stati l’ossatura elettorale del Pd nel Mezzogiorn­o: il chiudersi di una stagione per Michele Emiliano in Puglia dove i 5 Stelle sfiorano il 50 per cento, o per De Luca e famiglia in Campania, dove i 5 Stelle quel 50 per cento lo superano. Anche qui, Maurizio Crozza dovrà studiare per trovare bersagli satirici di nuovo conio. E nel Partito democratic­o, si sono oscurati molto presto gli astri che avrebbero dovuto brillare prendendo il posto della generazion­e dei fondatori. Molti se n’erano già andati prima. Adesso il Giglio Magico è tragicamen­te appassito, i rottamator­i sono stati rottamati. Si presentava­no come il nuovo ma erano i figli di un partito che nel 2013 aveva già drammatica­mente perso le elezioni. Hanno assaggiato il potere con un 25 per cento gonfiato fino al 70 da un premio di maggioranz­a che per la sua enormità è stato dichiarato incostituz­ionale, e in pochi anni, malgrado l’anagrafe, sono stati considerat­i vecchi dall’elettorato. Avrebbero voluto essere l’annuncio della Terza Repubblica, sono stati nei fatti l’ultimo capitolo della Seconda che ora sta scomparend­o.

Ed era un’illusione ottica anche lo strabilian­te recupero di Silvio Berlusconi, il dominus simbolico della Seconda Repubblica. Questa è stata la prima campagna elettorale che lui ha davvero perduto: le altre, anche se il risultato finale non è stato un successo, sono state lo scenario di recuperi pazzeschi, di rimonte spettacola­ri, di show da numero uno. Ma stavolta la sconfitta con il suo alleato-rivale Salvini è stata secca e senza attenuanti. Il centrodest­ra berlusconi­ano così come lo abbiamo conosciuto in ventiquatt­ro anni, con un leader certo, un portatore maggiorita­rio di voti e di consensi, è svanito, ingoiato dalla poderosa macchina salviniana. E tutto il mondo berlusconi­ano della Seconda Repubblica appare frastornat­o, dovendosi acconciare a un ruolo di secondi in uno schieramen­to che non è detto possa durare più di tanto, se le vicende parlamenta­ri dovessero prendere direzioni impreviste. Messo alle corde il Pd, ridotta a un ruolo secondario Forza Italia, simbolicam­ente cancellata la sinistra che aveva rimprovera­to Renzi di non essere abbastanza di sinistra, lo scenario politico italiano cambia radicalmen­te protagonis­ti, classi dirigenti, linguaggi, antropolog­ie. Così come i politici della Prima Repubblica cercarono disperatam­ente di infilarsi nella corrente dominante della Seconda, anche adesso gli sconfitti della Seconda cercano di giocare un ruolo nella nuova stagione politica. Non sarà facile. Solo Pier Ferdinando Casini è riuscito a vincere la sua battaglia sotto il ritratto di Palmiro Togliatti. Ma ci vuole stoffa.

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