L’eccezione Milano roccaforte dem e la ricetta di Sala: «Piedi, cuore, testa»
Èun puntino rosso immerso in un profondo blu. La ridotta del Pd si sposta qualche chilometro a sud. Da Sesto, storica roccaforte espugnata da Forza Italia alle ultime amministrative, a Milano. È l’ultimo avamposto del centrosinistra al Nord avvolto nell’oceano del centrodestra. Qui il Pd non solo ha tenuto ma si è confermato primo partito con il 27% dei voti. Meglio nel centro, meno in periferia. Ma sempre al primo posto, davanti a 5 Stelle, Lega e Forza Italia tranne che nel collegio 5. Su sei collegi alla Camera, il centrosinistra ne porta a casa tre: Bruno Tabacci, Lia Quartapelle e Mattia Mor. Al Senato uno su tre: Tommaso Cerno. Modello Milano. Espressione abusata, ma con un fondo di verità. I cinque anni di Pisapia con il suo centrosinistra allargato, l’anno e mezzo di pragmatismo di Giuseppe Sala con piccole modifiche allo schema politico. Esperienze
con un comun denominatore: lo scarto critico rispetto al renzismo puro. Una chiave di lettura che trova conferma nella vittoria di Quartapelle. Renziana della prima ora entrata in rotta di collisione con il segretario tanto da essere depennata a sorpresa dalle liste e riammessa dopo una sollevazione di popolo e di partito. «Qui a Milano le amministrazioni hanno dimostrato di saper cambiare le cose — dice Quartapelle —. Quello che mi ha colpito di più a livello nazionale erano chi diceva che la politica non cambia nulla. A Milano ha cambiato il volto della città e mantenuto il legame di fiducia con i cittadini». «Il modello Milano ha funzionato nonostante ci fosse Laura Boldrini — aggiunge un altro vittorioso come Bruno Tabacci —. Perché è una città che non si fa illudere dai richiami di Salvini o dal reddito di cittadinanza dei grillini». Guai però a sentirsi autosufficienti, la tentazione luciferina di farsi avanguardia. Lo dice tra le righe Sala: «A Milano c’è veramente una controtendenza. Questo ci impegna a fare ancora meglio, a stare con i piedi, il cuore, la testa a Milano. In città siamo andati bene, ma ci sono ancora differenze fra il centro e la periferia e un lavoro lunghissimo da fare». Lo dice senza mezzi termini il segretario Pietro Bussolati: «Non rinchiudiamoci nel villaggio di Asterix». Lo motiva Quartapelle: «Evitiamo l’arroganza. Evitiamo di dire che il modello Milano è l’unico che funziona. Non ci si deve asserragliare perché porta alla sconfitta. Dobbiamo ripensare a cosa serve il Pd. L’esperienza di Milano ci aiuta a ragionare».