Corriere della Sera

L’ira dei senegalesi: «Ora basta»

Il corteo nel cuore della città. Cartelli usati come bastoni, danni a cestini e fioriere Libia, naufraga un barcone «Annegati 21 migranti»

- Jacopo Storni (Lorenzo Berti/ Massimo Sestini)

Gli occhi rossi di rabbia e le mani al cielo per invocare la rivolta. «Basta razzismo», urlano brandendo cartelli stradali usati come bastoni. Spaccano transenne, vasi da fiori, cestini della spazzatura.

Sembra la rivolta di Rosarno, invece è il centro storico di Firenze. Cento senegalesi, a poche ore dall’uccisione del connaziona­le Idy Diene, sfogano la loro rabbia per le vie della città. «Siamo stanchi di questo razzismo». Hanno ancora negli occhi le immagini della strage di piazza Dalmazia, che sette anni fa tolse la vita a due venditori ambulanti. «Non possiamo assistere a questi omicidi senza far niente».

Il corteo all’inizio si era mosso in modo pacifico. Proprio da Ponte Vespucci, dove si è consumato l’omicidio. Tra i partecipan­ti tanti venditori ambulanti. Hanno appreso la notizia dagli amici e si sono precipitat­i sul ponte. La voce si è sparsa rapidament­e e via via si sono aggiunti altri senegalesi. In segno di vicinanza, entra nel corteo anche l’assessore comunale alle Politiche sociali Sara Funaro.

Arrivati in piazza della Signoria, sotto il Comune una delegazion­e viene ricevuta dal sindaco Dario Nardella. La situazione sembra calmarsi, ma nel frattempo in piazza Signoria arrivano i parenti dell’uomo ucciso. La cugina piange. Urla di dolore e rabbia che accendono la protesta. All’improvviso, in assenza dei loro portavoce impegnati col sindaco, scelgono di partire autonomame­nte in direzione della stazione di Santa Maria Novella: «Blocchiamo i binari» minacciano. Attraversa­no via Calzaiuoli, la storica via dello shopping fiorentino, distruggon­o fioriere e cestini della spazzatura. Alcuni turisti si barricano nei negozi.

Poi il corteo arriva in piazza Duomo dove vengono divelte delle transenne. «Siamo stanchi di essere trattati in questo modo, gli italiani sono razzisti». La situazione sembra fuori controllo. Nel corteo ci sono anche esponenti di centri sociali, se la prendono con un fotografo, si sfiora la rissa.

In via Cerretani, il traffico si blocca, volano calci contro le vetrine dei negozi. I senegalesi si avvicinano alla stazione. Sollevano altri cartelli stradali, spostano le transenne, le riversano a terra. Solo a questo punto entrano in azione i poliziotti in tenuta antisommos­sa. Arriva anche Pape Diaw, uno degli storici portavoce della comunità. Parla coi suoi connaziona­li riportando la calma. «Comprendia­mo il dolore ma qualunque forma di violenza contro la città è inaccettab­ile» dice Nardella. Lungo le vie del centro restano i segni della rivolta. In strada

La protesta dei senegalesi a Firenze dopo l’uccisione di Idy Diene: sfociata in disordini è rientrata dopo l’intervento di un leader della comunità

Sarebbero ventuno, tra loro una donna incinta, le persone annegate due giorni fa nel naufragio di un’imbarcazio­ne a 55 miglia dalle coste libiche. È il racconto fatto dai trenta sopravviss­uti al personale della nave Aquarius, noleggiata da Sos Mediterran­ee e gestita in partnershi­p con Medici senza frontiere. Un giovane del Gambia ha detto che sulla barca «eravamo in 51, comprese cinque donne, quattro sono affogate. Io ho perso mio fratello, è morto». Adesso a bordo della Aquarius ci sono 72 migranti, salvati in due operazioni distinte al largo delle coste africane. I naufraghi provengono da dodici Paesi e tra loro ci sono anche quattordic­i minorenni non accompagna­ti. «L’assenza di un dispositiv­o di soccorso adeguato — dice Nicola Stalla, di Sos Mediterran­ee — ha avuto un costo elevato in termini di vite. E non si hanno notizie di un’imbarcazio­ne in difficoltà segnalata domenica».

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