Fotografi (e visionari)
Paesaggi, ritratti, arte di strada: sono 17 gli italiani finalisti ai Sony World Photography Awards Altri 35 inseriti nelle «top 50» delle varie categorie
Esiste l’universo di chi rivolge l’obiettivo verso di sé ma anche il mondo degli antropologi visuali che restituiscono la varietà del creato. Tra i secondi, negli ultimi anni, eccellono i nostri connazionali che a ogni competizione internazionale di livello s’impongono per la qualità del loro lavoro e la quantità delle presenze. La scorsa settimana il Sony World Photography Award ha individuato un’eccezionale lista di candidati italiani che conosceranno il 20 marzo (i 7 finalisti del concorso Open) e il 19 aprile (i 9 finalisti della categoria Professionisti) quale sarà l’effettivo gradino del podio conquistato. A questi si aggiungono un finalista della sezione giovani e i 35 segnalati tra i primi 50 delle diverse categorie.
L’undicesima edizione ha attirato 320.000 candidature di 200 Paesi e 600 saranno le fotografie esposte a Londra alla Sommerset House a partire dal 20 di aprile. Ancora una volta, come già nell’edizione ancora in corso del World Press, figura Luca Locatelli, il fotografo milanese nominato per il reportage sulle cave che hanno modificato il paesaggio delle Alpi Apuane prodotto per il New York Times Magazine: «Il mio obiettivo non era di denuncia. Volevo mostrare il backstage che ha regalato la materia prima per alcune delle opere più importanti della Storia e in qualche modo renderlo un’opera d’arte. Qui, pur riconoscendo la devastazione, lo scambio uomo-natura è stato più equo che altrove». Roselena Ramistella ripercorre a cavallo di un mulo gli antichi sentieri montani in Sicilia e mette al centro della sua ricerca i giovani che reagiscono alla crisi tornando all’economia rurale. Turba il ritratto che Claudia Gori ha riservato alla donna che soffre di elettrosensibilità (malattia non riconosciuta): Erika Mate, come il 3% della popolazione mondiale, nell’era del wireless deve proteggersi dalle onde elettromagnetiche che il suo corpo non tollera.
Affascina «il colpo di stato» a colpi di sacchi di farina fotografato da Antonio Gibotta che s’inscena ogni anno ad Alicante durante un festival; la Scala dei Turchi ripresa dallo zenit da Placido Faranda regala un doppio motivo di diletto: l’affascinante erosione a picco sul mare è anche il teatro di un bacio tra novelli sposi. Irene Sollecchia azzarda ciò che non si osa più in tempo di privacy: fotografare bambini gioiosi per la strada. Nell’epoca della massima esposizione di sé il colmo è che per i fotografi professionisti e aspiranti tali, registrare il mondo e i suoi inquilini così come sono senza vezzi e senza secondi fini è diventata un’impresa per titani.