Le varie sfumature di New York
Una giornata a New York . Nevica e poi improvvisamente il sole caccia via le nuvole e fa scintillare le facciate dei grattacieli. Una città davvero strana, che fa pensare sempre di più a un baraccone pieno di luci da fiera, dove lo spazio più conteso è il tiro a segno. In cui però le sagome su cui sparare non sono di cartone ma di carne ed ossa. Apro la televisione mentre mi vesto e capito su un predicatore dalle dita coperte di anelli, che profetizza la fine del mondo. Per questo bisogna comportarsi bene e pregare perché presto saremo chiamati in cielo a dare conto dei nostri peccati. Cambio canale: un’altra predicatrice. Una donna piccola dalle gambe fasciate di nero, una camicia a fiori rossi che le cade sui fianchi massicci, allarga le braccia mentre con voce stentorea annuncia che il Santo Pastore sta cercando le sue pecore smarrite. Dove saranno finite? Si saranno perse nel bosco o saranno state sbranate dai lupi? La macchina da presa si allarga e mostra, più che una sala, uno stadio zeppo di giovani che applaudono entusiasti. C’è perfino chi piange. Quando la politica balbetta evidentemente saltano fuori come funghi dopo la pioggia, i vari millenaristi: la catastrofe è vicina, chiudiamo porte e finestre e dedichiamoci alla preghiera. Il che significa paralisi sociale e fanatismo. Spengo e me ne vado a camminare lungo la Sesta strada, detta anche Avenue of Americas, dove trionfano i negozi di oggettistica cinese. Ma anche i grandi negozi come Macy vendono vestiti e scarpe fabbricate in Cina. Quest’anno pare vadano di moda i fiori. Un uomo dorme raggomitolato in una sudicia coperta , sotto la tettoia di una banca, un altro se ne sta sul marciapiede con accanto un cane spelacchiato. Porta in grembo un cartello che dice « veterano di guerra, ho perso tutto e sono malato. Aiutatemi»! Sullo stesso marciapiede passano correndo dei giovani sorprendentemente grassi. Un amico mi dice «qui solo i ricchi sono magri. I poveri scoppiano nei vestiti. Un modo perfetto per tenere distinte le classi senza forzature sociali». Ma perché sono così grassi? Perché mangiano male e troppo. Bevono litri di birra cattiva e si muovono poco. Mentre prendo un caffè, guardo un ottimo programma proposto dal National Geographic Magazine sulle carceri americane. La cosa che impressiona in queste scatole ferrate dalle celle strettissime e sovraffollate, è il grande numero di neri. Anche questo un modo per tenere le classi separate senza forzature sociali?