Quella lapide nel convento di Susa
Caro Aldo, ho letto la sua risposta alla figlia del comandante partigiano Aldo Laghi e mi sono ancora più convinto che il mito della Resistenza è stato creato nel dopoguerra. Lei cita la lapide che nel convento francescano di Susa immortala i comandanti partigiani che si erano nascosti nel saio dei frati per sfuggire ai rastrellamenti tedeschi e io mi sono chiesto dove fossero nel frattempo le divisioni che avrebbero dovuto opporsi, mentre loro cantavano i Salmi con i frati. Ho cercato su Internet la «grande vittoria partigiana delle Grange Sevine» e ho trovato il resoconto di Aldo Laghi che mi ha lasciato basito. Ma quale battaglia, quale vittoria? È ora di ridimensionarla! La Resistenza è stata un episodio marginale nel più grande conflitto della storia. È giunta l’ora di ricordare gli italiani militari internati, ma il prezzo più alto l’hanno pagato i civili caduti sotto il fuoco delle rappresaglie nazifasciste. E non è un caso che vengano commemorate ogni anno le vittime delle rappresaglie e e non gli episodi che le avevano provocate. C’è bisogno di mille Giampaolo Pansa per ristabilire la verità storica.
Carlo Enea Pezzoli Leffe (Bg)
Caro Carlo Enea, non condivido una sola sua parola, un solo suo sentimento, un solo suo concetto. Trovo quella lapide commovente, quella battaglia significativa, la resistenza ai nazifascisti — di cui gli internati militari in Germania fanno parte a pieno titolo — nobile. A maggior ragione avverto il dovere morale di pubblicare la sua lettera.