I volti di Oldman, da Dracula a Churchill. E la lotta all’alcol
Gary Oldman ha ringraziato sua madre «che è più vecchia degli Oscar» (ha 90 anni) e sir Winston Churchill ritirando la statuetta per la sua magistrale interpretazione e trasformazione fisica in L’ora più buia, il film di Joe Wright in cui impersona lo statista britannico, un ruolo che già gli ha regalato tutti i premi possibili, il Golden Globe, il Bafta, il Sag del sindacato attori e il Critic Choice Award.
«Prepara il bollitore del tè, sto arrivando con Oscar», ha detto Gary aggiungendo che la madre lo stava guardando seduta sul suo comodo divano. E l’ha ringraziata «con il cuore» per l’aiuto e la fiducia che sempre gli ha dato, sin da quando era ragazzo, con un padre alcolista che aveva abbandonato la famiglia.
Gary è un protagonista del cinema dai tanti volti. Aveva già avuto una nomination agli Oscar per la sua performance nel thriller spionistico La talpa dal romanzo di John Le Carrè e le sue prove in JFK di Oliver Stone, in Dracula di Francis Coppola, in Basquiat e altri lavori. Da mesi i sondaggi lo davano favorito. «E io desideravo l’oscar per il viaggio, una esperienza unica, che ho fatto sottobraccio a sir Winston Churchill e ai suoi sigari e studiando le sue lettere, i suoi libri».
Da anni cittadino di Los Angeles, dopo aver lasciato Londra, aver vinto problemi di dipendenze e alcolismo e aver superato relazioni (una anche con Isabella Rossellini) che lo hanno spesso portato sul banco delle accuse per soprusi (problemi rimestati dai social media,che nei giorni scorsi lo hanno messo all’indice), Gary appare sereno con la sua ultima compagna, che si occupa di arte e antiquariato.
Nel suo discorso ha ringraziato anche l’america e la California: «Qui senza muri convivono etnie diverse impegnandosi in ogni lavoro possibile, senza divisioni di classi, come ancora accade in Gran Bretagna. Ho avuto molto da questo mio secondo Paese».
«Ero giovane — ha aggiunto — sognavo guardando i film con Peter O’ Toole, Albert Finney, Alec Guinnes,il grande John Hurt. La recitazione significa molto per me, è uno strumento che mi permette di dialogare con la società e di studiare. Sia che interpreti il poliziotto corrotto in Leon, la trilogia de Il Cavaliere Oscuro, Sirius Black in Harry Potter o sir Winston Churchill in uno dei momenti più difficili della storia dell’inghilterra quando nel 1940 le forze naziste erano una minaccia per il Regno Unito e il mondo».
«L’ora più buia — ha detto ancora l’attore nella serata nel suo trionfo — è stato realizzato grazie all’insostituibile collaborazione di tutto il cast e penso soprattutto al lavoro dei truccatori, che ogni mattina prima dei ciak erano impegnati a truccarmi per ore. In questo personaggio cercavo non solo una apparenza fisica diversa dalla mia, ma anche l’interiorità, le problematiche, le insicurezze e anche le depressioni del grande statista posto di fronte al dilemma dell’evacuazione delle forze britanniche da Dunkirk. Sono felice di aver dato a sir Winston Churchill un Oscar».