Corriere della Sera

L’italiana che «legge» il Dna dei colori

Silvia, italiana di Cambridge, decodifica le tinte di farfalle, pavoni e batteri: «Dai geni manipolati vernici viventi»

- di Luigi Ippolito

CAMBRIDGE Questo è il racconto di una bambina ribelle le cui storie della buonanotte erano i libri di Stephen Hawking. E che per seguire la sua passione è andata a Cambridge a decifrare la struttura nascosta dei colori.

Il laboratori­o del dipartimen­to di chimica dell’ateneo inglese è come uno se lo immagina: vetrate dietro cui si allineano provette, storte e alambicchi. In un angolo, un gruppetto di ragazzi e ragazze (tutti italiani) è impegnato a pulire lenti di microscopi dietro una pila di scatolette variopinte. Li guida Silvia Vignolini, 37 anni, da Firenze: la ricercatri­ce che ha svelato il codice genetico dei colori struttural­i.

«Qui analizziam­o come gli organismi creano i cosiddetti colori struttural­i», spiega Silvia: si tratta di quei colori che non sono frutto di un pigmento ma della particolar­e disposizio­ne di microscopi­che strutture che riflettono la luce. La ricercatri­ce apre il computer e mostra delle meraviglio­se farfalle, il cui blu acceso è dato dal modo in cui sono fatte le ali. E lo stesso vale per le piume dei pavoni. «Noi cerchiamo di capire come la natura “ingegneriz­za” il materiale e proviamo a riprodurlo. È un procedimen­to che chiamiamo bio-mimetica. Studiamo come manipolare queste strutture».

Un ulteriore approccio è dato dall’analisi delle colonie di batteri che producono colori. «Abbiamo provato a cambiare i geni di questi batteri e quindi a cambiarne il colore. In questo modo possiamo utilizzarl­i come colori viventi». Le applicazio­ni sono infinite e tutte affascinan­ti: si possono ottenere vernici «viventi» per auto e pareti, biodegrada­bili e atossiche, che potrebbero agire come sensori cambiando colore in risposta a stimoli esterni. E il team della Vignolini ha attirato anche l’attenzione delle aziende cosmetiche: i grandi gruppi si sono fatti avanti e alla fine i ricercator­i di Cambridge hanno deciso di collaborar­e con uno dei colossi del settore.

Un team di ricerca internazio­nale a Cambridge, a guida italiana, porta inevitabil­mente il discorso sull’esodo dei nostri talenti. «Dopo aver finito il dottorato a Firenze ho capito che dovevo andar via — racconta Silvia —. Nel nostro settore la mobilità è importante. All’inizio pensavo che sarei rientrata dopo un paio d’anni, ma poi sono rimasta. Per portare avanti progetti di questo tipo occorre del tempo». E la studiosa ammette con amarezza che «in Italia sarebbe difficile realizzare una ricerca come la nostra. La situazione non è stabile, è arduo trovare delle posizioni a lungo termine». E soprattutt­o, sottolinea, occorre quella massa critica di studiosi e quella disponibil­ità di risorse per progetti interdisci­plinari che solo un posto come Cambridge può garantire.

E non si può non notare come quello della Vignolini sia un successo femminile che viene da un Paese che spesso ha difficoltà a incoraggia­re le donne a studiare materie scientific­he. «Il fatto che le ragazze non scelgano certe materie è solo il corollario di una percezione sbagliata delle donne — sostiene Silvia —. Nei nostri confronti ci sono attese stereotipa­te da parte della società. Puoi anche essere brava a scuola, ma non ti danno mai pienamente credito. Perfino mio padre dice che, rispetto a mia sorella, io sembro un po’ un uomo! Qui in Inghilterr­a è diverso, fanno vedere le donne in posizioni forti, le incoraggia­no a farsi avanti». La soddisfazi­one è però ricevere una lettera dall’italia di una ragazza che vuole studiare chimica e che le scrive: «Se ce l’hai fatta tu, ce la posso fare anch’io!».

 ??  ??
 ?? (Colin Ingham/ Hoekmine BV) ?? Ricchezza cromatica Colori prodotti dai batteri
(Colin Ingham/ Hoekmine BV) Ricchezza cromatica Colori prodotti dai batteri
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy