Il fondo Elliot sfida Vivendi per Telecom
De Puyfontaine: tutti gli azionisti sono benvenuti. Titolo su in Borsa: +5,95%
Telecom Italia ha varato ieri l’atteso piano della separazione della rete in una società controllata al 100% da Tim. E il fondo americano Elliott ha lanciato la sfida al primo socio, Vivendi, esprimendo la volontà di «migliorare la governance sostituendo alcuni membri del cda».
È stata una delle giornate più importanti per Telecom Italia della sua storia recente: il consiglio presieduto dal francese Arnaud de Puyfontaine ha approvato l’atteso progetto della separazione volontaria della rete in una società al 100% di Tim, nonché licenziato il piano industriale al 2020 che punta sulla totale digitalizzazione dei servizi nonché i conti annuali, chiusi con 19,8 miliardi di ricavi (+4,2%), ebitda di 8,7 miliardi (+4,6%), utili per 1,1 miliardi e debito netto in calo a 25,3 miliardi. Ma è stata anche la giornata del guanto di sfida lanciato al primo socio Vivendi dall’hedge fund americano Elliott, che ha rilevato finora una quota inferiore al 5% di azioni ordinarie e di risparmio (erano circolate voci su un pacchetto del 6%, poi smentito dal fondo) e punta a «migliorare governance e relazioni con il governo italiano sostituendo alcuni membri del cda con nuovi, completamente indipendenti e altamente qualificati amministratori». Elliott «sta valutando di fare dei passi per raggiungere questo obiettivo». Tanto è bastato a far volare il titolo, +5,95% a 0,77 euro.
«Tutti i soci sono benvenuti ed è positivo che la società sia in grado di attrarre gli investitori», è stato l’unico commento di de Puyfontaine. Per l’associazione dei piccoli soci, Asati, il fondo «potrebbe contribuire a bilanciare l’influenza di Vivendi in assemblea.
Anche dal punto di vista industriale ieri è stato un giorno di «svolta epocale», come ha
spiegato Tim in una nota. La separazione della rete è stata avviata con il mandato al ceo Amos Genish di notificare all’agcom il progetto. La società, «Netco.», controllerà la rete di accesso, dalla centrale alla casa dei clienti e tutta l’infrastruttura, e fornirà servizi all’ingrosso a tutti gli operatori in maniera indipendente, sia quelli regolati sia quelli non regolati: «Darà vita al modello di separazione della
rete più avanzato d’europa». Dentro la rete ci saranno due consiglieri su 7 espressione dell’interesse pubblico, secondo i vincoli imposti dalla golden power dal governo. Netco sarà uno dei perni per il raggiungimento degli obiettivi di digitalizzazione fissati dall’agenda Digitale al 2025.
Proprio l’innovazione digitale del gruppo è il cuore del piano strategico «Digitim» al 2020, che farà leva su big data, intelligenza artificiale, 5G per migliorare i rapporti con gli utenti e arrivare a 5 milioni di nuovi clienti in fibra, e nel mobile a una penetrazione del 95% dall’attuale 76% in Lte. Circa la convergenza, l’obiettivo è triplicare gli attuali 1,3 milioni di clienti di Timvision,
Interesse pubblico Dentro la rete ci saranno due consiglieri su 7 espressione dell’interesse pubblico
facendo leva anche su partnership con player italiani e internazionali e produzioni inedite di contenuti. Dal punto di vista finanziario, si punta a triplicare il cashflow dagli attuali 1,6 miliardi. Anche Tim Brasil, Inwit e Sparlke saranno rafforzate. Rivisto anche l’assetto organizzativo: Michel Sibony, fedelissimo del presidente di Vivendi, Vincent Bolloré, finora solo consulente, diventa responsabile degli acquisti. Previste anche 4 mila uscite con la «isopensione» (articolo 4 della legge Fornero) sugli attuali 45 mila dipendenti: accantonati allo scopo 674 milioni nel quarto trimestre.