Corriere della Sera

Il Movimento non turba Bruxelles Dubbi sulla Lega

- di Federico Fubini

Jean-claude Juncker non ha passato una domenica tranquilla, ma neanche una di quelle che fanno sembrare un incubo il ritorno in ufficio il mattino dopo. Il presidente della Commission­e europea è rientrato al palazzo Berlaymont lunedì con due certezze: la prima è che un nuovo governo tedesco adesso è pronto a mettersi al lavoro; ma la seconda è che l’italia non è persa nelle mani degli sciovinist­i e degli anti-europei. Non lo è ancora, per lo meno, perché esistono soluzioni a Roma per garantire il posto del Paese nel normale funzioname­nto politico-istituzion­ale dell’unione europea.

Né Juncker, né nessuno della sua squadra ha intenzione di pronunciar­si sull’esito del voto in Italia, né di esprimere preferenze: è troppo alto il rischio che ogni mezza parola venga equivocata per un’interferen­za. Se c’è però una soluzione che ovunque a Bruxelles viene considerat­a da evitare (se possibile), è quella di un governo guidato da Matteo Salvini. In quasi tutte le altre capitali europee, il leader della Lega viene visto come l’uomo che ha steso una nube tossica sull’intero fronte conservato­re italiano con le uscite incendiari­e, le posizioni xenofobe e l’elogio della «democrazia illiberale» all’ungherese.

Anche secondo ambienti di centrodest­ra di Bruxelles, a questo punto a Salvini servirebbe­ro anni di duro lavoro per tornare a essere un nome accettabil­e: certo non basta un’inflession­e nei toni nel volgere di pochi giorni, anche perché il ricordo lasciato dal leader leghista nell’europarlam­ento resta pessimo fra tutte le grandi famiglie politiche: partito popolare di Angela Merkel in testa.

Diversa è la percezione del Movimento 5 Stelle, malgrado le ambiguità sull’euro e il sostegno che Beppe Grillo dette a Brexit nel 2016. Queste restano radicali differenze di vedute rispetto all’establishm­ent Bruxelles ma — a differenza di Salvini — i pentastell­ati non hanno mai calpestato la linea rossa dell’intolleran­za e non hanno mai soffiato sull’odio. La stessa impression­e fra gli altri gruppi politici del lavoro degli europarlam­entari dei 5 Stelle è tutt’altro che negativa. Nessuno a Bruxelles salirebbe sulle barricate se il Movimento 5 Stelle fosse messo alla prova concreta del governo. Lunedì scorso, Juncker è tornato in ufficio convinto di non aver perso per strada il più grande Paese del sud.

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