Il primato leghista Verona di Foza, il paesino (quasi) senza stranieri
A Salvini il 60%: «È l’anima autonomista»
Questo è l’epicentro dell’autonomia. Settecento anime, 1.080 metri di altitudine sull’altopiano di Asiago che fu la casa di Mario Rigoni Stern, 4 alberghi e una miriade di borgate sparse che sbucano qua e là dal paesaggio innevato. Qui Salvini (o meglio, Salvini più Zaia) ha preso il 60% di consensi. Un record, nel Veneto tinto di verde dove il centrodestra ha fatto cappotto nei collegi uninominali. E se glielo dici, alla gente di Foza, nessuno ci fa caso più di tanto: in fondo, cos’è il 60% di fronte al debordante 72,4 che Lega e Lista Zaia, sommate tra loro, presero alle regionali del 2015, o alla marea montante di No (oltre l’80%) che da queste parti sommerse la disgraziata riforma costituzionale di Renzi?
Non esistono immigrati, a Foza («Giusto qualche badante dell’est che si è fermata a vivere qui», specificano in paese), le questioni principali non sono la sicurezza o l’introduzione di una flat tax al 15%, bensì 55 chilometri di strade comunali da tenere in ordine combattendo con il gelo e la neve e le comunicazioni con il resto del mondo. La pianura, per la via più breve, sta 20 tornanti più sotto lungo una serpentina che, a buonissimo diritto, da queste parti chiamano l’«accademia del rally». Però c’è qualcosa, nel Dna di questa gente dalle remote ma salde origini cimbre (i Cimbri erano una tribù germanica che calò verso Sud prima di Cristo), che può spiegare molto: «L’indipendenza per noi è un valore molto forte», dice Mario Oro, ingegnere di 36 anni e sindaco di Foza (senza tessere di partito) come già, per 5 mandati, fu il padre. L’indipendenza o l’autonomia, sindaco? «Allora diciamo l’autonomia, indipendenza è una parola che può suonare forte».
È talmente forte, lo spirito autonomista, che 11 anni fa a Foza e negli altri Comuni dell’altopiano i residenti furono chiamati a referendum per scegliere se rimanere nel Veneto o passare nella confinante Provincia autonoma di Trento, ricca del suo statuto speciale. Fu un plebiscito pro Trentino (94%), anche se i confini ancora non si sono spostati e chissà mai se lo faranno. «Il nostro spirito indipendentista rimane saldo — sottolinea Francesco Rodeghiero, cittadino della vicina Enego, che di quel referendum fu il promotore ed è tuttora presidente del relativo
Sindaco Mario Oro, 36 anni, è primo cittadino di Foza (Vicenza) dal 2014. Non ha tessere di partito Treviso Vicenza
comitato —. Del resto, la gente dell’altopiano si è autogovernata per secoli attraverso la Reggenza dei Sette Comuni e questa è una storia che non si cancella. Siamo cimbri e siamo autonomisti».
Gli elettori votano Lega per questo motivo? «Diciamo che la Lega — risponde Rodeghiero — è il movimento politico più vicino a questi sentimenti. Anche se alcune delle ultime svolte non mi sono tanto piaciute, i leghisti rimangono i meno peggio della compagnia». Aggiunge e corregge il sindaco Oro: «Quello per la Lega, da parte della mia gente, non è un voto di protesta bensì di governo, perché riconosce che la Regione è guidata bene. È vero, a suo tempo c’è stato il referendum per chiedere l’annessione al Trentino ma non è un dramma se alla fine non siamo passati di là».
I simboli aiutano a capire: sulla strada che sale in Altopiano, una casa esibisce alla finestra la bandiera della Serenissima con la scritta «autonomia subito». Subito sotto le abitazioni di Foza, sulla parete di una cabina dell’enel campeggia il Leone di San Marco dipinto e firmato da un sedicente Cln Veneto.