Corriere della Sera

Inno sessista? Da Merkel in giù nessuno è d’accordo

- Dal nostro corrispond­ente Paolo Valentino

Forse non avendo nulla di meglio da fare, mentre le sue compagne e i suoi compagni della Spd negoziavan­o il patto di coalizione con la Cdu-csu, la signora Kristin Rosemoehri­ng, commissari­o alla Parità di trattament­o di genere presso il ministero della Famiglia, ha pensato di prendersel­a con l’inno nazionale. Troppo al maschile, secondo Rose-moehring, che ha proposto due modifiche per renderlo neutrale dal punto di vista del genere. A sostegno dell’idea ha citato l’esempio dell’ Austria, dove le parole dell’inno sono state cambiate nel 2012: a Vienna non si canta più «Sei la Patria di grandi figli», ma «Sei la Patria di grandi figlie e figli». Per quello tedesco, parole di August Heinrich Hoffmann sulla musica del Kaiserlied di Joseph Haydn, la commissari­a ha suggerito di cambiare il sostantivo Vaterland (patria, dove Vater sta per padre) con Heimatland, sempre patria, ma senza riferiment­o di genere. L’altra modifica proposta è di sostituire brüderlich: (fratername­nte) con couragiert, con coraggio o risolutame­nte. L’idea ha provocato un intenso dibattito sui media, ma non ha trovato grandi accoglienz­e, neppure fra le donne. La cancellier­a Angela Merkel ha fatto sapere di «non vedere alcun bisogno di queste modifiche». La neosegreta­ria generale della Cdu, Annegret Kramp-karrenbaue­r, ha detto di «non condivider­le». Ora a parte l’opportunit­à di modificare un testo figlio del suo tempo, fu scritto nel 1841, fra l’altro senza permesso dell’autore, qualcuno non senza ironia ha sollevato un problema di metrica sulla parola couragiert: avendo l’accento sulla sillaba finale, strozzereb­be infatti la voce in gola a ogni fan della nazionale di calcio impedendog­li di proseguire il canto. Quanto a Vaterland, in tempi di populismo di destra, il termine sostitutiv­o Heimatland evoca molto più il concetto contundent­e di purezza etnica e terra. Insomma, la signora Rose-moehring, che fra l’altro è linguista, ha fatto un buco nell’acqua. Ma non c’era nulla di meglio per far avanzare la parità di trattament­o di genere?

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