Inno sessista? Da Merkel in giù nessuno è d’accordo
Forse non avendo nulla di meglio da fare, mentre le sue compagne e i suoi compagni della Spd negoziavano il patto di coalizione con la Cdu-csu, la signora Kristin Rosemoehring, commissario alla Parità di trattamento di genere presso il ministero della Famiglia, ha pensato di prendersela con l’inno nazionale. Troppo al maschile, secondo Rose-moehring, che ha proposto due modifiche per renderlo neutrale dal punto di vista del genere. A sostegno dell’idea ha citato l’esempio dell’ Austria, dove le parole dell’inno sono state cambiate nel 2012: a Vienna non si canta più «Sei la Patria di grandi figli», ma «Sei la Patria di grandi figlie e figli». Per quello tedesco, parole di August Heinrich Hoffmann sulla musica del Kaiserlied di Joseph Haydn, la commissaria ha suggerito di cambiare il sostantivo Vaterland (patria, dove Vater sta per padre) con Heimatland, sempre patria, ma senza riferimento di genere. L’altra modifica proposta è di sostituire brüderlich: (fraternamente) con couragiert, con coraggio o risolutamente. L’idea ha provocato un intenso dibattito sui media, ma non ha trovato grandi accoglienze, neppure fra le donne. La cancelliera Angela Merkel ha fatto sapere di «non vedere alcun bisogno di queste modifiche». La neosegretaria generale della Cdu, Annegret Kramp-karrenbauer, ha detto di «non condividerle». Ora a parte l’opportunità di modificare un testo figlio del suo tempo, fu scritto nel 1841, fra l’altro senza permesso dell’autore, qualcuno non senza ironia ha sollevato un problema di metrica sulla parola couragiert: avendo l’accento sulla sillaba finale, strozzerebbe infatti la voce in gola a ogni fan della nazionale di calcio impedendogli di proseguire il canto. Quanto a Vaterland, in tempi di populismo di destra, il termine sostitutivo Heimatland evoca molto più il concetto contundente di purezza etnica e terra. Insomma, la signora Rose-moehring, che fra l’altro è linguista, ha fatto un buco nell’acqua. Ma non c’era nulla di meglio per far avanzare la parità di trattamento di genere?